Il Papa visita la tomba di don Milani: "Ora ridare la parola ai poveri"

Papa Francesco si è recato in pellegrinaggio sulle tombe di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani: "Due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa, per quanto scomoda"

Il Papa visita la tomba di don Milani: "Ora ridare la parola ai poveri"

Papa Francesco si è recato in pellegrinaggio a Bozzolo, nella diocesi di Cremona, e a Barbiana, nella diocesi di Firenze, per pregare sulle tombe di don Primo Mazzolari e di don Lorenzo Milani.

La visita di questa mattina si svolge in forma privata e non ufficiale. Il Pontefice è stato accolto da mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, e dal Sindaco di Bozzolo, Cinzia Nolli. Dopo alcuni minuti di preghiera silenziosa davanti alla tomba di don Primo Mazzolari, nella parrocchia di San Pietro nella quale è stato parroco il sacerdote lombardo definito da San Giovanni XXIII la "tromba di Dio nella Val Padana", Bergoglio ha tenuto un discorso commemorativo ai fedeli presenti.

Prima di leggere il discorso, il Pontefice ha premesso: "Mi hanno consigliato di accorciare un po' questo discorso che è un po' lunghetto, ma non sono riuscito. Avete pazienza? Non vorrei lasciare da dire tutto quello che vorrei dire su don Primo Mazzolari".

"Oggi sono pellegrino qui a Bozzolo e poi a Barbiana, sulle orme di due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa, per quanto scomoda, nel loro servizio al Signore e al popolo di Dio - ha spiegato Papa Francesco - Ho detto più volte che i parroci sono la forza della Chiesa in Italia, e lo ripeto. Quando sono i volti di un clero non clericale, essi danno vita ad un vero e proprio "magistero dei parroci", che fa tanto bene a tutti".

Don Primo Mazzolari "camminava avanti con un passo troppo lungo e spesso noi non gli si poteva tener dietro! E così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. È il destino dei profeti", così Bergoglio ha citato le parole di Paolo VI nel suo discorso a Bozzolo. "Don Primo Mazzolari è stato definito "il parroco d'Italia" e San Giovanni XXIII lo ha salutato come la tromba dello Spirito Santo nella Bassa padana - ha ricordato - la personalità sacerdotale di don Primo non rappresenta una singolare eccezione, ma uno splendido frutto delle comunità, sebbene non sia stato sempre compreso e apprezzato".

"La sua formazione è figlia della ricca tradizione cristiana di questa terra padana, lombarda, cremonese - prosegue il pontefice - Negli anni della giovinezza fu colpito dalla figura del grande vescovo Geremia Bonomelli, protagonista del cattolicesimo sociale, pioniere della pastorale degli emigranti".

"Don Primo Mazzolari condannava "l'attivismo separatista" di chi si impegna a creare istituzioni cattoliche: banche, cooperative, circoli, sindacati, scuole...", ha ricordato Papa Francesco. "È vero che in questo modo la fede si fa più operosa, ma - ha aggiunto - può generare una comunità cristiana elitaria. Si favoriscono interessi e clientele con un'etichetta cattolica. E, senza volerlo, si costruiscono barriere che rischiano di diventare insormontabili all'emergere della domanda di fede. Si tende ad affermare ciò che divide rispetto a quello che unisce. È un metodo che non facilita l'evangelizzazione, chiude porte e genera diffidenza".

"Il suo sguardo misericordioso ed evangelico sull'umanità ha portato Don Primo Mazzolari a dare valore anche alla necessaria gradualità: il prete non è uno che esige la perfezione, ma che aiuta ciascuno a dare il meglio - ha detto ancora il Papa - Accontentiamoci, diceva, di ciò che possono dare le nostre popolazioni. Abbiamo del buon senso! Non dobbiamo massacrare le spalle della povera gente".

"Don Mazzolari pensava a una Chiesa in uscita e nel suo scritto La parrocchia, egli propone un esame di coscienza sui metodi dell'apostolato, convinto che le mancanze della parrocchia del suo tempo fossero dovute a un difetto di incarnazione", ha sottolineato Francesco, ribadendo come il parroco rifuggisse dalla tentazione di "balconare" cioè guardare al mondo esterno in modo distaccato senza coinvogersi. "È la strada del "lasciar fare", quella di chi sta alla finestra a guardare senza sporcarsi le mani. Ci si accontenta di criticare, di descrivere con compiacimento amaro e altezzoso gli errori del mondo intorno. Questo atteggiamento - ha rilevato il Pontefice - mette la coscienza a posto, ma non ha nulla di cristiano perché porta a tirarsi fuori, con spirito di giudizio, talvolta aspro. Manca una capacità propositiva, un approccio costruttivo alla soluzione dei problemi".

"Servo di Dio, Don Primo Mazzolari ha vissuto da prete povero, non da povero prete. C'è una bella differenza!", ha aggiunto il Papa a braccio al discorso pronunciato nella parrocchia di San Pietro rilevando che anche oggi "la credibilità dell'annuncio passa attraverso la semplicità e la povertà della Chiesa". In proposito, Francesco ha citato ancora Don Mazzolari: "Se vogliamo riportare la povera gente nella loro Casa, bisogna che il povero vi trovi l'aria del Povero, cioè di Gesù Cristo". E dalla "Via crucis del povero", ha letto una frase molto significativa: "Chi ha poca carità vede pochi poveri; chi ha molta carità vede molti poveri; chi non ha nessuna carità non vede nessuno".

Alle 10.30 è previsto il decollo da Bozzolo per atterrare nella chiesa di Barbiana, dove il Papa verrà accolto dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, e dal sindaco di Vicchio Roberto Izzo.

Dopo la visita in privato nel cimitero, e la preghiera sulla tomba di don Lorenzo Milani, in occasione del 50esimo anniversario della sua morte, incontrerà nella chiesa i discepoli di don Milani ancora in vita e terrà un discorso commemorativo, alla presenza dei discepoli, un gruppo di sacerdoti della Diocesi e alcuni ragazzi ospiti di case-famiglia.

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