Papa Francesco incontra i gitani di tutta Europa

"Siete nel cuore della Chiesa", sono state le parole rivolte dal Papa alle migliaia di pellegrini del popolo gitano

Papa Francesco incontra i gitani di tutta Europa

“Non siete ai margini, ma sotto certi aspetti siete al centro, voi siete nel cuore della Chiesa”: con queste parole il Santo Padre ha salutato oggi i pellegrini gitani, giunti a Roma da oltre 30 nazioni, tra cui Slovacchia, Ungheria, Regno Unito, Portogallo, Francia, Spagna e Ucraina. Così, con canti, balli, musica e applausi scroscianti per il Santo Padre - che, uscendo, un paio di volte è stato pure tirato per la mantelletta dai pellegrini in festa - si è concluso, con l'udienza di stamattina in Aula Paolo VI, in Vaticano, il pellegrinaggio internazionale del popolo dei gitani, organizzato dal Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio, la Diocesi di Roma e la Fondazione Migrantes, in occasione del cinquantesimo anniversario della visita di Paolo VI al campo nomadi di Pomezia, dove l'allora pontefice incontrò gruppi di gitani da tutta Europa. Oggi come allora, sono stati oltre 7.000, provenienti da tutto il Vecchio Continente, i gitani che, con il fazzoletto giallo al collo, segno distintivo dei pellegrini, sono stati ricevuti da Papa Francesco.

A partire dalla giornata di sabato, infatti, migliaia tra Rom, Sinti, Kalé, Manouchrs, Travellers irlandesi, Romanichals, Gens de voyage e Sea Gipsy si sono radunati nella Capitale per visitare i luoghi più significativi del Cristianesimo ed incontrare, nella giornata di oggi, il Santo Padre. L’udienza con il pontefice è stata preceduta dall’esibizione di break dance di un gruppo di giovanissimi ragazzi siciliani e da tre esibizioni canore di artisti gitani provenienti da Ungheria e Francia. Poi Papa Francesco è arrivato. Ed è stato letteralmente sommerso dalla folla di pellegrini presenti nell’Aula Nervi, che lo ha accolto con grida, applausi, foto e selfie. Un entusiasmo che non si è placato neppure quando il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, ha iniziato il suo discorso dinanzi al Santo Padre, ricordando le parole rivolte ai nomadi proprio dal beato Paolo VI cinquanta anni fa: “voi non siete ai margini, ma siete nel cuore della Chiesa”. Le stesse parole che sono state stampate sui fazzoletti dei pellegrini e ripetute da Papa Francesco. Il cardinale ha ricordato, inoltre, il contributo dei gitani alle vocazioni, con 170 tra sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, e un vescovo. Sua eminenza Vegliò ha poi sottolineato la necessità per gli appartenenti a queste etnie, di cercare di vivere secondo l’onestà, perché quelli che ricorrono ad “attività sommerse per sostenersi”, ha detto il cardinale, “fanno nascere sentimenti di rifiuto nella popolazione autoctona e in quella gitana integrata nella società”.

Di fronte al Santo Padre si sono poi esibiti in una danza tipica trenta bambini di religione musulmana della comunità rom di Mazara del vallo. È stata poi la volta di Peter Pollak, il primo parlamentare Rom ad essere eletto, nel 2012, in Slovacchia, Paese dove è presente una forte minoranza appartenente a questa etnia, che ha preso la parola davanti al pontefice. La cantante gitana spagnola Maria Jose Santiago Medina, si è esibita subito dopo, correndo ad abbracciare il Papa al termine dell’esecuzione del suo brano. È stato cantato il Padre Nostro tradotto in lingua rom, ed infine, è toccato ad una giovane Rom serba, cresciuta in un insediamento abusivo alla periferia di Roma, e poi trasferita nel campo nomadi di via di Salone, raccontare la propria testimonianza sulla difficoltà di vita nei campi nomadi. In particolare per i bambini, che, ha detto la giovane, devono dire bugie per difendersi e sono costretti a diventare grandi prima del previsto.

E proprio ai più giovani è stata dedicata ampia parte del discorso di Papa Francesco. I giovani e i ragazzi, ha detto infatti il Papa, “sono il vostro tesoro più prezioso”. “A loro deve essere assicurata la scolarizzazione”, ha continuato il Santo Padre, “e non deve essere impedito loro di andare a scuola”. Anche le istituzioni locali, poi, devono fare la loro parte, secondo Papa Francesco, garantendo a questi ragazzi degli adeguati percorsi formativi. La situazione dei campi nomadi, ha detto poi il Santo Padre, “contrasta con il diritto di ogni persona ad una vita dignitosa”, ed ha quindi esortato i nomadi a “costruire periferie più umane”. “Falsità, truffe e imbrogli”, ha affermato il Papa, “non sono cristiani”.

Per questo, ha invitato il popolo gitano a contribuire al progresso della società rispettando le leggi e contribuendo all’emancipazione delle giovani generazioni. L’udienza si è conclusa con l’incoronazione, tra gli applausi, della statua della Madonna da parte del Papa, che ha ripetuto lo stesso gesto compiuto cinquant’anni fa dal suo predecessore.

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