A raccontarla non ci si crede. Gigi D'Alessio è stato invitato come ospite alla Festa dell'Unità di Torino. Poi respinto. E poi di nuovo invitato. Una scena surreale che conferma quanto sia in frantumi un partito costretto a fare i conti con un giustizialismo che lascia sempre più il tempo che trova. Riassumiamo. L'altro giorno D'Alessio sul Corriere della Sera ha rivelato di vivere un momento di difficoltà economica legato a scelte e investimenti quantomeno non fruttuosi. Come sempre accade quando si parla di questo artista, si è scatenata una bufera specialmente sui social network. Bufera nella quale non si è tenuto in conto il coraggio di mettersi in gioco né che si tratta di una vicenda in corso. In ogni caso, anche il Pd piemontese non si è fatto scrupolo di comunicare al cantautore che sarebbe stato meglio cancellare la sua presenza (non retribuita) al dibattito sul diritto d'autore per «non creare malcontento». Roba da Comintern. Era evidente che l'esternazione di Gigi D'Alessio fosse il motivo principale del possibile «malcontento» di un partito che ha tantissimi motivi ancora più importanti per provare lo stesso tipo di malcontento. Eppure.
Ieri sul Corriere, dopo aver ricordato di essere stato «crocefisso» anche per mutui accesi «per finalità benefiche», il cantante ha ringraziato la direzione del Pd di Torino, «nella persona del loro vicepresidente provinciale Raffaele Bianco», che «invocando la trasparenza mi ha revocato l'invito». Una situazione imbarazzante che ieri pomeriggio il senatore dem Stefano Esposito ha appianato con un tweet: Gigi «questa sera sarà alla festa dell'Unità». Tutto come previsto. Ma che figuraccia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.