Il boia ha colpito, il 25 gennaio, in Alabama, dove Kenneth Smith è stato giustiziato per soffocamento attraverso l'azoto.
È la prima volta che tale metodo viene usato negli Stati Uniti per una condanna a morte da quando è stata introdotta l'iniezione letale nel 1982. Il 59enne pregiudicato è stato dichiarato morto alle 20:25 locali, dopo che l'esecuzione è stata rimandata di alcune ore per attendere l'esito dell'ultimo appello alla Corte suprema americana.
Il metodo di esecuzione con l'azoto, usato nella notte per giustiziare un detenuto in Alabama, «potrebbe essere una tortura»: lo ha detto l'Onu.
«Mi rammarico profondamente per l'esecuzione di Kenneth Eugene Smith in Alabama, nonostante le serie preoccupazioni che questo nuovo e non testato metodo di soffocamento mediante gas di azoto possa equivalere a tortura o a un trattamento crudele, inumano o degradante» ha affermato l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk. «La pena di morte è incompatibile con il diritto fondamentale alla vita. Esorto tutti gli Stati a mettere in atto una moratoria sul suo utilizzo, come passo verso l'abolizione universale», ha aggiunto Turk in una dichiarazione resa nota a Ginevra.
L'Unione europea esprime «profondo rammarico» per «l'esecuzione di Kenneth Eugene Smith avvenuta ieri nello Stato dell'Alabama, costringendo il detenuto a respirare azoto puro». «Secondo i maggiori esperti, questo metodo è una punizione particolarmente crudele e insolita», scrive il Servizio d'azione esterno dell'Ue. «L'Ue - si legge nella nota - si oppone fermamente alla pena di morte in ogni momento».
Ma c'è di peggio. La vittima ha sofferto ventidue minuti, solo a morte sopraggiunta il pubblico, presenza consueta nelle esecuzioni, ha potuto verificare l'avvenuto decesso. Kenneth Smith era in carcere dal 1998. Un pastore del nord dell'Alabama lo aveva pagato per uccidere la moglie, così da poter incassare le polizze assicurative sulla vita di lei. Condannato all'ergastolo dalla giuria, la sua pena fu commutata in condanna a morte dal giudice. Smith era già passato tra le mani del boia ma incredibilmente ne era uscito vivo. Nel novembre del 2022 avrebbe dovuto essere ucciso tramite iniezione, ma i responsabili dell'operazione non furono in grado di inserire in vena la flebo. I tentativi, quella volta, durarono più di un'ora. Il crudele metodo dell'azoto è stato introdotto proprio per ovviare a questi problemi tecnici. Quella di Smith, infatti, non è stata l'unica esecuzione fallita in Alabama.
Ogni volta, resto attonito di fronte alla crudeltà di Stato esercitata da un Paese, gli Usa, culla della libertà e della democrazia. Non so dire quanto il condannato potesse essere criminale. Tuttavia so che di sicuro non avrebbe meritato la pena capitale in quanto, se è vero che nessun uomo ha il diritto di togliere la vita ad un altro uomo, non si comprende perché, allo scopo di punire, l'omicidio sia ammesso. Un controsenso folle e assurdo: per distogliere le persone dall'uccidere, lo Stato ordina la pubblica uccisione di chi si è macchiato di questo crimine, macchiandosene a sua volta.
In uno Stato che si dica civile questo tipo di punizione dovrebbe essere cancellato, in quanto ci rimanda ad un'epoca arcaica, buia, irrazionale della storia della umanità, all'epoca in cui non esisteva il diritto e veniva applicata la legge del taglione consistente nella regola: «Occhio per occhio, dente per dente». Anzi, forse la pena di morte, così come viene comminata negli Stati in cui è prevista, è persino più spietata e crudele di quella norma preistorica, dal momento che il condannato a morte attende per anni e anni, persino decenni, il dì della sua fine senza neppure che gli venga comunicata la data. Si tratta dunque di una attesa che assomiglia ad una sorta di tortura quotidiana.
Ricordo le prime battaglie combattute contro la pena di morte. Era il 1997. Caso di Joseph O'Dell, condannato a morte per omicidio di primo grado con aggravanti, in un processo molto discusso.
Pregiudicato per furto d'auto, rapina e omicidio colposo contro un altro detenuto nel 1965, venne arrestato nuovamente nel 1985 e condannato a morte per stupro e omicidio di una donna e poi giustiziato 12 anni dopo, sebbene si fosse proclamato innocente per questo delitto, e il test del DNA con altri esami sembrasse scagionarlo; a suo favore ci fu anche la confessione, resa ad un agente penitenziario, di un detenuto giustiziato per un altro omicidio avvenuto lo stesso anno e nello stesso luogo, e che si autoaccusò anche del delitto per cui O'Dell era stato giudicato.
Il Giornale, che dirigevo, condusse una lunga battaglia, che ebbe il risultato di svegliare le coscienze senza poter evitare il tragico esito. L'ultima notte fu seguita in televisione e anche il Papa chiese la grazia. Da allora, alcuni Stati degli Usa hanno abbandonato la pena di morte. Ma i ventuno che insistono sono comunque troppi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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