Pentito di mafia: "Volevo uccidere Bossi"

Leonardo Messina depone in aula a Palermo durante il processo sulla presunta trattativa Stato-mafia: "Cosa nostra voleva creare una Lega sud"

Pentito di mafia: "Volevo uccidere Bossi"

Nuove inquietanti rivelazioni del pentito di mafia Leonardo Messina, nel corso di una deposizione al processo per la trattativa tra Stato e mafia, che si celebra davanti alla Corte d’assise di Palermo. "Ero con alcuni uomini d’onore - racconta - tra cui Borino Miccichè, quando mi venne detto chiaramente, tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992, che c’era una commissione nazionale che deliberava tutte le decisioni più importanti. Una commissione in cui sedevano i rappresentanti di altre organizzazioni criminali e il cui capo era Totò Riina".E prosegue: "Un giorno c’era Umberto Bossi a Catania e io dissi a Borino Miccichè: questo ce l’ha con i meridionali e gli dissi vado e l’ammazzo". Mi disse di fermarmi: questo è solo un pupo. L’uomo forte della Lega è Miglio che è in mano ad Andreotti. Insomma, si sarebbe creata una Lega del Sud e la mafia si sarebbe fatta Stato".

"Ci fu un momento che la mafia in Sicilia decise di votare il Psi - racconta Messina -. Io stesso ricevetti l’ordine di votare Martelli che si prese degli impegni che, però, poi non mantenne. Poi quando diventò ministro della Giustizia - ha aggiunto - andò in tv a dire che non sapeva nulla, che lui in Sicilia incontrava solo persone perbene, ma invece vedeva Angelo Siino".

"All’inizio degli anni ’90 - prosegue il pentito - Cosa nostra era pronta ad acquistare dalla 'ndrangheta una grossissima partita di armi investendo circa 2 miliardi di lire".

Secondo il collaboratore di giustizia le armi - bazooka, kalashnikov e pistole - dovevano servire al progetto separatista voluto dalla mafia che pensava alla creazione di una Lega del sud. Il progetto poi sfumò perché Messina, che era il trait-d’union con la 'ndrangheta, venne arrestato e il suo referente mafioso, il capomafia di Enna Borino Miccichè fu arrestato.

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