Benedetto XVI potrebbe essere ancora il papa regnante della Chiesa cattolica.
Questo, in sintesi, è il messaggio contenuto nel sottotitolo della nuova opera di Antonio Socci, che si propone di raccontare i "segreti" di Joseph Ratzinger, a più di cinque anni dalla storica rinuncia.
Il giornalista aveva già fatto parlare di sè con "Non è Francesco", ma quest'ultima fatica letteraria, tutta incentrata sulle dimissioni del pontefice tedesco, sarebbe già stata esaurita poche ore dopo l'annuncio della pubblicazione. Il tema, del resto, è scottante e già si parla di "caso editoriale". Ma quale sarebbero questi "segreti" celati dietro la vicenda della rinuncia del "mite professore di Tubinga"? "Il segreto di Benedetto XVI - Perché è ancora Papa" è in uscita mentre scriviamo.
Stando alla recensione pubblicata sul blog del vaticanista Marco Tosatti, Socci basa la sua riflessione su un presupposto condiviso da quelli che vengono definiti "tradizionalisti" o "conservatori": il cattolicesimo non avrebbe mai vissuto una crisi così profonda. A giocare un ruolo decisivo sarebbero adesso gli scandali riguardanti gli abusi sessuali ai danni di minori e di adulti vulnerabili, ma anche un "grande smarrimento spirituale".
Il papato dell'ex arcivescovo di Buenos Aires costituirebbe "fonte di immensa confusione tra i fedeli", tanto che uno dei rischi palesatesi nel corso di questi cinque anni sarebbe l'ipotesi di uno scisma. Benedetto XVI avrebbe tenuto la barra dritta nei confronti del relativismo e del politically correct. Da Bergoglio in poi, invece, la situazione sarebbe precipitata.
Fondamentale sarebbe stata pure la presidenza targata Barack Obama, che per Socci ha dato vita a uno scontro "intorno ai matrimoni omosessuali, all’aborto, alla ricerca sulle cellule sta- minali". I vescovi di tutto il mondo, insomma, avrebbero iniziato a discutere di aperture dottrinali, adagiandosi sul filone obamiano. Ma come viene collegato tutto questo alle dimissioni dell'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede?
L'autore del libro ammette di non essere in possesso di riscontri in grado di provare la sua tesi, ma scrive di aver sempre ritenuto che "Benedetto XVI sia stato in- dotto all’abdicazione da una macchinazione complessa, ordita da chi aveva interesse a bloccare la riconciliazione con l’ortodossia russa, pilastro religioso di un progetto di progressiva convergenza tra l’Europa continentale e Mosca. Per ragioni simili, credo sia stata fermata anche la corsa alla successione del cardinal Scola, che da patriarca di Venezia aveva condotto le trattative con Mosca". Dietro le dimissioni di Ratzinger, insomma, si nasconderebbero motivazioni geopolitiche.
Il mondo neo-liberal statunitense, quello riconducibile a Barack Obama e a Hillary Clinton, avrebbe elaborato una strategia tesa a monopolizzare i contenuti promossi dalla Chiesa: "È alquanto singolare - specifica Socci - questo ruolo diretto giocato da una potenza che è storicamente anticattolica (peraltro è pure la culla della massoneria). Chiunque conosca un po’ la formidabile e 'imperiale' politica estera britannica può facilmente esse- re indotto a ritenere che ci sia stato un forte interesse politico, di quell’importante Paese, a far eleggere Jorge Mario Bergoglio". Poi ci sono passaggi puramente dottrinali.
Ratzinger continua ad abitare presso il Vaticano, insiste nel chiamarsi 'papa emerito', indossa gli abiti di un pontefice, avrebbe più volte sottolineato il carattere imperituro del papato e così via.
Ma soprattutto, prendendo per buona un'interpretazione giuridica, le dimissioni sarebber impugnabili alla stregua di un atto nullo: "Oggetto della rinuncia irrevocabile - specifica un canonista - infatti è l’execution munerismediante l’azione e la parola (agendo et loquendo) non il munus affidatogli una volta per sempre".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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