Negli ultimi anni del XX secolo sembrava che tutto fosse finalmente diventato chiaro: il sesso è una cosa, l'amore e l'innamoramento un'altra. Il problema l'avevano risolto gli americani introducendo l'espressione «fare sesso», quando noi pudicamente dicevamo ancora «fare all'amore». E uno poteva chiederlo come avrebbe detto «vuoi giocare a tennis?».
C'è stato anche chi ha identificato sesso e amore. L'unico reale è il sesso, mentre l'amore è fatto solo da fantasie illusorie che dopo un po' svaniscono. Quindi è stupido fondarci sopra il matrimonio, una famiglia. Soprattutto con l'attuale organizzazione del lavoro che cerca individui isolati (e non coppie, come avveniva nell'agricoltura) disposti a lavorare in posti diversi. Di qui il moltiplicarsi dei single, cioè persone che non vogliono vivere in coppia, mentre lentamente andava diffondendosi l'idea che fosse proprio sbagliato avere dei legami forti che ti impediscono di avere altre esperienze, di cambiare lavoro, città o Paese.
La tendenza si è accentuata con la globalizzazione: tutti hanno iniziato a pensare di andare ovunque e fare tutto senza limiti, freni o divieti. Erano gli anni in cui Bauman parlava della società liquida, dell'amore liquido, a cui è seguito l'«uno uguale a uno», con la distruzione dei Parlamenti e il disordine che conduce alla crisi economica.
In questo marasma è arrivato il Covid, che ci ha mostrato il pericolo reale della morte, ci ha costretto alla disciplina, a stare chiusi in casa, a desiderare non la fine dello Stato ma uno Stato democratico efficiente, una amministrazione razionale capace di progettare il futuro. E nel campo erotico amoroso, ci ha fato capire cosa è solo sesso e cosa invece è un grande amore senza il quale non puoi vivere.
Se nell'epoca della morale liquida procedevamo capricciosamente, oggi siamo costretti ad essere più consapevoli, anche su sentimenti, scelte e programmi. Ed anche quando col vaccino saremo liberi, saremo più vigili, più prudenti, meno superficiali e sciocchi.
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