Il Covid-19 ha costretto la Chiesa cattolica a rinunciare a buona parte della sua funzione pubblica. Un tempo, i preti avrebbero reagito all'avvento di una pandemia organizzando processioni tra le strade d'Italia. E il Papa avrebbe magari ordinato la costruzione di nuovi santuari anti-pandemici. Adesso le evidenze della scienza, con tanto di pericolosità degli assembramenti, sono state accettate dagli ambienti clericali e dalle istituzioni ecclesiastiche. L'Ecclesia, dai sacri palazzi alle singole realtà parrocchiali e territoriali, si è dovuta rintanare. Un'alternativa vera e propria non c'è.
La base dei fedeli, in specie durante la prima fase della pandemia, ha manifestato dissapori e sofferenza, più che altro a mezzo social. Se non altro perché per i fedeli i sacramenti non possono che costituire una "emergenza spirituale". Qualche sacerdote, anche sfruttando gli strumenti che i nuovi media hanno messo a disposizione, ha, per così dire, cavalcato il momento, fuoriuscendo dai canoni tradizionali della liturgia. Altri, pur di continuare a celebrare Messa, hanno organizzato funzioni religiose "clandestine". E questo - come abbiamo raccontato - è vero soprattutto per la fase del primo lockdown del Belpaese.
C'è chi - come La Verità - ha elencato una serie di episodi tramite cui alcuni sacerdoti hanno dato prova di "esibizionismo". Tra chi ha affittato un velivolo pur di dare segno di presenza e chi ha tenuto aperto il campetto di calcio dell'oratorio nonostante i divieti possono intercorrere differenze, ma tant'é: una parte di Chiesa sembra intenzionata a non rinunciare del tutto al ruolo sociale svolto, ma qual è il limite? Può la pastorale, per via del Covid-19, trasformarsi così tanto? Si può arrivare a correre attorno all'altare, come raccontato da un video divenuto virale a mezzo social? Parliamo di don Pasquale e del suo "augurio frenetico" in una parrocchia di Sorrento, ma è solo uno degli episodi che potremmo sottolineare.
In alcuni comuni d'Italia, in occasione della festività del Santo patrono, si è discusso di far volare le statue a mezzo elicottero. Poi magari le autorità hanno sconsigliato la soluzione. La sensazione è che la Chiesa cattolica si stia misurando con uno spartiacque storico e che, come accade spesso in funzione di circostanze simili, persiste chi non ha intenzione di rinunciare alla tradizione. I mezzi proposti, poi, possono essere diversi, e in certi casi scadere nello show, che di certo non è apprezzato da quelli che vengono chiamati "tradizionalisti". Come può del resto la Chiesa continuare ad essere se stessa con tutte le prescrizioni esistenti? Il timore, non solo per i consacrati, è che nulla sia destinato a tornare come prima. Anche il Vaticano, in termini di strategia comunicativa, ha dovuto utilizzare la tecnologia. E le udienze del Papa del mercoledì, per qualche tempo, sono state trasmesse dalla biblioteca.
Si tratta di uno stravolgimento generale, che però è inevitabile. Tornando alla questione dei parroci "esibizionisti", esiste chi è in grado di presentare un'analisi esaustiva. Il maestro e compositore Aurelio Porfiri, già sostituto organista nella Basilica di San Pietro per il Vicariato di Roma, non ci gira attorno: "Da una parte ci sono quei sacerdoti che cercano di compensare con un'azione sul sociale le titubanze, almeno per il popolo, della gerarchia, che non disturba il "manovratore". Preti, in buona sostanza, che tentano di supplire le mancanze che sembrerebbero provenire dai sacri palazzi. Poi però c'è un altro aspetto, che prescinde dalla "perdita d'influenza della Chiesa sulle persone", come la chiama Porfiri, e cioè quello che riguarda "quei sacerdoti che mascherano la mancanza di fede con le loro esibizioni, che sono del tutto fuori luogo. A me sorprende che, per ciò che concerne i cori, si viene accusati di essere esibizionisti, ma perché questo non vale anche per i preti che si sostituiscono al rito ed al loro significato?".
Porfiri, rispetto ai cori, dice che è giusto criticarli quando sono slegati dal rito, ma perché i sacerdoti che quasi si
sovrappongono alla funzione religiosa non vengono criticati in misura eguale? Insomma la pandemia non può rappresentare una scusa per i personalismi. E i preti non dovrebbero svolgere la funzione di celebrità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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