La procura di Spoleto (Perugia) indaga per induzione illegale all’aborto una giovane nigeriana.
La straniera, con status di rifugiata, si era recata al pronto soccorso dell’ospedale di Foligno (Perugia) la scorsa domenica, lamentando forti dolori all’addome. Quando i medici hanno effettuato dei controlli per verificare l’origine del problema la situazione è loro risultata subito evidente.
La nigeriana era infatti alla 28esima settimana di gestazione. Tuttavia la gravidanza era stata interrotta, probabilmente con la complicità di qualcuno, tramite l’assunzione di particolari farmaci. Ed è di questo che si stanno occupando gli inquirenti, cioè capire chi è riuscito a procurare dei medicinali di quel tipo e soprattutto in che modo abbia potuto farlo.
Il pubblico ministero a cui sono affidate le indagini è Michela Petrini, la quale ha affidato al professor Mauro Bacci l’incarico di effettuare gli esami autoptici sul feto. Sono i primi riscontri a rivelare che l’interruzione di gravidanza è avvenuta a causa dell’assunzione di alcuni farmaci.
Una situazione che avrebbe potuto comportare degli altissimi rischi anche per l’incolumità della stessa madre, per la quale si è reso necessario il ricovero in ospedale.
Qualche settimana fa, durante il lavoro svolto per indagare sulla morte di una migrante per overdose a Corciano (Perugia), gli inquirenti entrarono in possesso anche di alcuni farmaci solitamente utilizzati per interrompere una gravidanza.
Quell’elemento portò a sospettare che la vittima in passato avesse praticato un aborto illegale.Questa coincidenza col caso più recente di Foligno ha allertato gli investigatori, che, con l’aiuto di un interprete, hanno già interrogato la giovane nigeriana e procedono con le indagini.
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