La grandine è forse il fenomeno atmosferico che crea più danni alle colture, se si escludono tornado e trombe d'aria che sono sicuramente più rari. E invece le grandinate stanno via via diventando più frequenti: una ricerca dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima (Isac-Cnr) afferma che il numero medio di questi eventi sul bacino del Mediterraneo è aumentato nel periodo 2010–2021 rispetto al periodo 1999–2010. "Questo comportamento è stato particolarmente rafforzato nell'Italia meridionale e nei Balcani", scrivono i ricercatori su Mdpi, editore di riviste scientifiche ad accesso aperto.
"Mediterraneo hotspot vulnerabile"
Le grandinate, che secondo la ricerca sono aumentate del 30% negli ultimi 10 anni, sono tra i fenomeni che impattano di più sulle infrastrutture e sulle attività umane. I danni in agricoltura si verificano anche in presenza di grandinate di piccole e medie dimensioni, oltre alle conseguenze sugli edifici e i veicoli (automobili, moto). Gli studiosi affermano che il bacino del Mediterraneo è noto per essere un "hotspot climatico planetario vulnerabile, colpito da episodi di grandine potenzialmente influenzati dai cambiamenti climatici". I dati raccolti dai satelliti non mentono: Penisola Iberica, Sud Italia e Grecia hanno subìto i maggiori aumenti a causa "dell'elevata insolazione e dalla vicinanza al mar Mediterraneo", condizioni ideali per "la formazione di forti grandinate durante la fine dell'estate e l’autunno. In questa fase dell’anno si registrano i valori più alti sia per quanto riguarda i fenomeni intensi che per quelli estremi", ha affermato a Repubblica Sante Laviola, primo autore della ricerca prosegue il ricercatore.
Perché aumentano i fenomeni intensi
Ogni anno, nel bacino del Mediterraneo si verifica un numero molto elevato di aree cicloniche intense (basse pressioni) ma anche cicloni extratropicali in grado di produrre forti grandinate come è accaduto per Italia e Grecia nell'ottobre-novembre 2021. Soltanto lo scorso anno, in tutta Europa sono state segnalate oltre cinquemila grandinate con chicchi del diametro uguale o maggiore di 2 cm, 871 segnalazioni di grandine molto grande (≥5 cm) e 29 segnalazioni di grandine gigante (≥10 cm). "Questo risultato sembra trovare piena aderenza con gli andamenti delle principali variabili climatiche alla base della formazione dei sistemi temporaleschi intensi”, aggiunge Laviola.
L'importanza dell'indice Cape
Come spiegano alcuni siti meteo specializzati, nell'aumento delle grandinate gioca un ruolo determinante l'indice Cape (Convective Available Potential Energy), ossia l'energia potenziale convettiva disponibile. Questo indice permette di valutare "il grado di instabilità dell’aria e di conseguenza la possibile formazione di temporali più o meno intensi". La ricerca ha messo in luce che l'aumento dei valori Cape è associato a una maggiore instabilità atmosferica e, di conseguenza, alla tendenza dell'atmosfera a formare sistemi convettivi portatori di grandine. "Il diagramma della distribuzione CAPE mostra valori quasi raddoppiati dal 1959 al 2021", scrivono i ricercatori.
Altri due fattori che stanno contribuendo all'aumento di questi fenomeni riguardano l'aumento della temperatura a 1.
500 metri sulla libera atmosfera (850 hpa) e la temperatura superficiale del mare (Sst): se c'è più energia in gioco, come in questi casi, le correnti ascensionali sono più forti e "risucchiano" più aria calda dal suolo o dai bassi strati, calore fondamentale per la formazione dei giganteschi cumulonembi (le nubi a cavolfiore) responsabili dei fenomeni più intensi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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