La storia di Veronica Panarello ha incontrato quella di Denise Pipitone e di Piera Maggio. Come emerge dalle carte della Procura, all'età di 16 anni, e precisamente nel mese di settembre 2004, Veronica Panarello allertò "le forze dell'ordine dell'intera nazione ed in particolare delle province di Ragusa e Trapani, asserendo di aver visto, in circostanze che ebbe a descrivere dettagliatamente, talvolta con estrema lucidità e precisione, talvolta con altrettanta approssimazione, la presenza della piccola Denise Pipitone", scomparsa a Mazara del Vallo l'1 Settembre 2004. "La stessa, infatti, a fronte di un'accurata descrizione di taluni particolari riguardanti le modalità di avvistamento, la descrizione della bambina, i presunti rapiratori mostrò eloquenti perplessità laddove si trattò di fornire gli elementi essenziali per l'identificazione degli aguzzini (ad esempio la targa dell'autovettura a bordo della quale gli stessi viaggiavano)", si legge nelle carte della Procura.
"Nei giorni successivi al sequestro di Denise, vivevo giorni concitati pieni di disperazione dove non vivevo né la notte né il giorno, ogni singola telefonata era la mia forte speranza che era quella giusta, attendevo la segnalazione perfetta, che mi facesse riabbracciare la mia piccola, erano giorni frenetici. Tra le centinaia di telefonate sulla mia utenza telefonica, ne ricevetti una particolare che mi fece sperare tantissimo, dall'altro capo del telefono c'era una giovane Veronica Panarello, allora 15enne" ha scritto su Facebook la mamma di Denise Pipitone. "Mi raccontò di aver visto Denise, di averla riconosciuta e toccata, si trovava in compagnia di due uomini su una macchina, la bambina piangeva disperata e chiedeva della sua mamma, aggiungendo particolari minuziosi ma che mi hanno portato in quei momenti a pensare che fosse veramente mia figlia, tanto che quella telefonata a distanza di tempo era nel mio pensiero, peccato che tutto fosse solo una storia inventata. Gli inquirenti all'epoca fecero le verifiche del caso ascoltando la Veronica Panarello, il tutto si rivelò una bufala, architettata dalla stessa Panarello, chissà a quale scopo" ha aggiunto.
"Questo suo gesto mi ha fatto tanto male.
Se una persona si comporta in questo modo, creando allarmismo e false speranze in un modo tanto crudele, giocando con i sentimenti di una madre sofferente, penso proprio che non sia un agire dettato da persona normale, probabilmente aveva bisogno di aiuto già allora" ha scritto Piera Maggio ipotizzando che la donna già allora volesse "attirare a sé l'attenzione". "Non è un comportamento logico prendersi gioco di una madre disperata" ha concluso.
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