Questa donna, accasciata tra le macerie di Amatrice, è diventata il simbolo del terremoto del 24 agosto: nel suo volto c'è la desolazione di chi ha perso tutto e ora deve ricominciare da zero.
L'hanno ribattezzata "la pietà di Amatrice", ma a diferenza della celebre Pietà di Michelangelo, questa donna è fatta di carne e di ossa. Questa donna, miracolosamente, è risucita a sfuggire da una morte certa e ora, seduta su quelle rovine, non può fare altro che guardare attorno a sé la scia di morte che il terremoto ha lasciato.
La sua identità non è importante. Le sue idee non sono importanti. Quello che colpisce è la sua disperazione. La disperazione di questa donna non è ostentata, è silenziosa e composta. È la disperazione di una donna che sa di aver perso tutto, casa, lavoro, famiglia, amici: il terremoto le ha portato via la vita.
Sui social network questa foto è stata condivisa milioni di volte e, grazie alla sua potente forza espressiva, è diventata il simbolo di un'Italia che soffre,
ma che deve rialzarsi. Ma mentre Portezione Civile e soccorritori continuano a scavare per cercare di salvare qualche vita, il bilancio dei morti continua a salire. Amatrice, Accumoli e Arquata sono diventate delle vere città fantasma.
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