Pistoia, 2 anni di irregolarità dietro chiusura Cas di don Biancalani

Una storia segnata da numerose anomalie e violazioni degli obblighi di legge quella del Cas di cui era responsabile don Biancalani: un rapido excursus

Pistoia, 2 anni di irregolarità dietro chiusura Cas di don Biancalani

Una storia travagliata quella del centro di accoglienza straordinaria (Cas) che ha trovato posto presso la parrocchia di Santa Maria Maggiore di Vicofaro e quella di Ramini (Pistoia). Un ente gestito dall’associazione “Virgilio città futura” che vede la luce nell’aprile del 2016 e che trova il suo referente in don Massimo Biancalani.

I primi problemi dopo soli due mesi, con una multa di 320 euro ricevuta per non aver dichiarato la presenza di uno straniero del Ghana, accolto come ospite nella struttura. Dopo aver violato l’obbligo di denuncia del fatto previsto dalla legge, inoltre, la sanzione comminata non è stata neppure pagata, tanto da obbligare il prefetto ad emettere un’ingiunzione di pagamento.

Un’altra grana arriva nell’ottobre del 2017, a seguito della creazione della “Pizzeria del rifugiato” nella parrocchia di Vicofaro. Dopo qualche giorno, infatti, scattano le manette ai polsi di uno degli ospiti stranieri con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, tuttavia don Biancalani aveva difeso il suo protetto anche su Radio24. Nell’intervento a “La Zanzara” si era così espresso, come riportato da La Nazione. “Il ragazzo nigeriano fermato? Mi sembra una cosa un po’ ipocrita sinceramente. Se mi va a Prato questo ragazzo e sta alla stazione, cosa cambia, che politica è? Perlomeno in parrocchia lo seguo io...”.

Passando al 14 febbraio del corrente anno, il gravissimo episodio emerso a seguito di controlli da parte della polizia di stato. Numerosi i cittadini stranieri segnalati all’interno del Cas che non risultavano inseriti nelle liste dei rifugiati gestiti dal don. Non solo, molti di essi avevano subìto la revoca delle misure di accoglienza per motivi disciplinari o a causa dell’arresto in seguito ad attività di spaccio di droga. L’8 marzo gli agenti sono costretti ad intervenire presso il centro della parrocchia di Ramini, dove un richiedente asilo stava minacciando con un coltello un altro ospite della struttura, anche quest’ultimo non dichiarato perché privato dei diritti di accoglienza. Pochi giorni dopo, stavolta nuovamente a Vicofaro, un richiedente asilo non dichiarato in quanto già arrestato nel maggio del 2017 per spaccio, finisce nuovamente in manette per lo stesso reato.

Tutte irregolarità che portano le forze dell’ordine ad intensificare i controlli. Sempre a marzo, numerose anomalie a Ramini, a partire dall’arresto di un richiedente asilo per spaccio, anche in questo caso estraneo al progetto Cas. Così come estranei e non denunciati come ospiti della struttura numerosi altri stranieri, tra cui una donna incinta. Da quel momento in poi, ad ogni singolo controllo da parte delle forze dell’ordine salteranno fuori numerose violazioni dell’obbligo di presentazione della dichiarazione di ospitalità.

Infine le verifiche dello scorso luglio, con la segnalazione delle precarie

condizioni igienico-sanitarie degli ambienti di cui si componeva la struttura di accoglienza in questione. Tutte irregolarità che hanno portato agli sviluppi recenti, con la chiusura del centro.

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