La polizia sgombera i profughi Ma poi loro tornano sugli scogli

Momenti di tensione alla frontiera di Ventimiglia dove i migranti si sono scontrati con le forze dell'ordine. Feriti anche due agenti

È tornata alla normalità la situazione nella zona di Ponte San Ludovico, a Ventimiglia, dove ieri mattina le forze dell'ordine hanno sgomberato i migranti che sostavano da giorni nei giardini e nel parcheggio situato a pochi metri dalla frontiera con la Francia. Due eritrei, che non ne volevano sapere di trasferirsi, sono stati fermati e condotti in questura. Nel corso dell'operazione hanno ferito lievemente due poliziotti. Gli altri presunti profughi sono stati accompagnati alla stazione ferroviaria, dove è stato allestito un ambulatorio mobile della Croce Rossa. Che, in serata, si è dissociata dalle necessarie «azioni di forza» mattutine.

Sugli scogli dei Balzi Rossi sono rimasti in cento e si rifiutano di allontanarsi. Molti sono esausti e disidratati, dicono di essere in sciopero della fame e di voler resistere a oltranza. Per loro, fanno sapere dalla questura, nessun intervento è al momento possibile. E, nel caso di sgombero con la forza, minacciano pure di buttarsi in mare.

A Ventimiglia la situazione è la seguente. Restano circa trecento profughi sistemati tra la stazione ferroviaria e la frontiera. Tra gli accampati nell'atrio della stazione - piena zeppa di turisti allo sbando per lo sciopero dei treni - anche Ahmed, che viene dal Sudan e racconta la sua versione dello sgombero: «La polizia è arrivata mentre stavamo dormendo, ci ha costretto a forza a salire sul bus. Eravamo spaventati, qualcuno piangeva. Non capivamo cosa stesse succedendo. Ci hanno riportati qui, ma noi chiedevamo solo di lasciarci andare, non si devono preoccupare, vogliamo passare il confine e continuare il viaggio. Scappiamo da guerre, noi».

Altri duecento migranti (ma la sera diventano molti di più) ormai vivono da cinque giorni alla stazione di Ventimiglia: quasi tutti donne e bambini, intere famiglie che da domenica sera sono sistemate lungo il corridoio che prima della caduta delle frontiere portava alla vecchia dogana. Da lì doveva passare chi voleva prendere un treno diretto per la Francia. Qui, adesso, dormono nella speranza che arrivi la buona notizia: la riapertura dei valichi. In attesa e, come se non bastasse, da domani inizia il mese del Ramadan che vieterà di mangiare dalle 3 alle 21, ulteriore problema nella gestione dei migranti che dovranno resistere sotto al sole per ore senza poter bere. Sono previste deroghe solo per chi sta male, per le donne incinte e chi è in viaggio. Giusto per capire: oltre l'ottanta per cento dei migranti presenti a Ventimiglia è musulmano.

Ma se qui in Italia nei tg, alla radio, nei giornali non si fa che parlare di Ventimiglia, in Francia è come se non fosse successo niente. L'attenzione dei media è altrove: si disquisisce della legge Macron o di Marine Le Pen che cerca affannosamente di formare un gruppo all'interno dell'Europarlamento. Dello sgombero dei migranti dagli scogli di Ventimiglia, invece, a pochi metri dal confine, ai media (e non solo) non interessa minimamente.

Ieri le principali radio hanno snobbato l'argomento, non un accenno neanche nei maggiori siti d'informazione, neppure uno straccio di France presse. Perchè meravigliarsi? In fondo, come sostengono i cugini d'oltralpe, è un nostro problema.

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