"Poliziotti bastardi!". Anis Amri lo ha urlato in faccia ai poliziotti prima di essere ammazzato a pochi metri dalla stazione di Sesto San Giovanni. I due agenti lo avevano fermato in strada per un controllo dei documenti. "Non avevano intuito che fosse l'attentatore ricercato - riferisce Roberto Guida, vice questore aggiunto e comandante di Sesto San Giovanni - lo hanno visto come persona sospetta, un magrebino come tantissimi ce ne sono nella provincia di Milano".
Amri è stato visto dagli agenti di pattuglia davanti alla stazione di Sesto San Giovanni, poco dopo le 3 di notte. Giudicato un individuo sospetto, gli agenti hanno proceduto al controllo. Una volta fermato l'uomo ha ammesso di non avere con sé documenti. Ha risposto con un buon italiano, anche se con accento straniero. Quindi il controllo si è fatto "più serrato" ed è stato chiesto ad Amri di svuotare lo zainetto e le tasche. L'attentatore di Berlino, in quel momento, era tranquillo e ha iniziato a svuotare lo zainetto. Poi, all'improvviso, ha estratto un'arma già carica (non è chiaro se dallo zaino stesso o se tenesse la pistola addosso) e ha colpito con un singolo colpo di pistola il capopattuglia, l'agente Cristian Movio, ferendolo di striscio alla spalla destra. Movio è però riuscito a estrarre a sua volta la pistola e a sparare.
A quel punto Amri è riuscito a nascondersi dietro un'auto, ma l'altro agente, Luca Scatà, ha fatto il giro dell'auto e ha esploso due colpi di cui uno mortale al costato.Amri è morto dopo una decina di minuti. L'identificazione è avvenuta nella prima mattinata, dopo la comparazione delle impronte digitali.
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