Un'altra tegola rischia di abbattersi sul governo Letta. Anzi, più che una tegola è il muro di uno dei siti archeologici più importanti d'Italia. Stiamo parlando dello scavo di Pompei, che sta letteralmente cadendo a pezzi.
Prima gli stucchi in Domus che si sono staccati, poi gli squarci nelle mura delle Terme, ora il muro di una bottega in via Stabiana che è venuto giù insieme a una parte di intonaco della Casa della Fontana piccola. Tutta colpa della scarsa manutenzione, secondo i sindacati, mentre la Sovrintendenza ai beni archeologici di Napoli e Pompei sostiene che già a metà mese partiranno i lavori di ripristino. Lavori, peraltro, promessi da tempo nell'ambito del Grande Progetto Pompei e che dovranno mettere in sicurezza tutte le murature della Regio VII del sito archeologico. Subito dopo toccherà - sempre nei piani della Sovrintendenza - alle Regiones VI e VIII.
Dal ministero dei Beni culturali, poi, assicurano: "Entro il 9 dicembre nomineremo il direttore generale del progetto Grande Pompei per realizzare al meglio tutti gli interventi necessari", come ha scritto in un tweet il ministro Massimo Bray. Del resto per il progetto sono stati stanziati daIl'Unione Europea ben 105 milioni di euro e la legge "Valore Cultura", varata proprio dal governo Letta, prevede una squadra di 20 funzionari che devono coordinare i lavori di restauro.
Tante parole e tante promesse, insomma, ma ancora nessuna azione. Tanto che il rappresentante della Cisl degli Scavi, Antonio Pepe, accusa la Sovrintendenza: "La manutenzione ordinaria è stata trascurata da troppi anni e i crolli ne sono la conseguenza.
Non è nemmeno giustificabile il fatto che negli scavi di Pompei al momento siano disponibili solo tre operai, perché la Sovrintendenza dispone di altro personale restauratore e operaio in altri siti che può spostare a Pompei, riorganizzando i servizi, per fare fronte all’emergenza, come sollecitato da tempo".E dire che nel 2010 per un crollo simile l'allora ministro Sandro Bondi fu costretto a dimettersi.
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