Prosegue implacabile il lavoro dei pm e della Guardia di Finanza che tentano di arrivare alle cause che hanno portato all'immane tragedia del crollo del Ponte Morandi a Genova, oltre un mese fa.
Secondo quanto riportato dal quotidiano locale Il Secolo XIX infatti ieri sono arrivate delle prime, pesantissime ammissioni da parte di alcuni ingegneri del gruppo Spea (Atlantia-Autostrade) che si occupavano del monitoraggio e della prevenzione dei rischi sul Ponte Morandi. Ebbene ai pm che li hanno torchiati i tecnici hanno in pratica dichiarato che i controlli erano più "formali che sostanziali". Parallelamente all'attività dei giudici sta proseguendo quella degli uomini della Guardia di Finanza, i quali stanno cercando di capire come avvenisse lo screening delle infrastrutture e soprattutto cosa sia stato veramente fatto per verificare lo stato di salute del ponte crollato il 14 agosto scorso che ha causato la morte di 43 persone.
Pochissimi giorni fa è emerso un altro particolare choccante: secondo una perizia effettuata da due consulenti della Procura, ci sarebbero delle differenze significative fra il progetto iniziale di costruzione del Ponte Morandi e la realizzazione effettiva dello stesso: nel particolare secondo la perizia sarebbero stati utilizzati meno cavi rispetto a quelli previsti inizialmente. Non solo, l'assenza di un gran numero di guaine protettive (che avrebbero dovuto essere poste su quei cavi) porterebbe a pensare ad un deterioramento completo di essi. I materiali studiati dai consulenti sono stati recuperati fra le macerie subito dopo il crollo.
Queste ultime ipotesi naturalmente dovranno essere approfondite ulteriormente, andando ad
analizzare tutti i detriti raccolti dalle forze dell'ordine e custoditi gelosamente in un enorme capannone poco distante dalla tragedia che ha scosso la città di Genova e tutto il Belpaese lo scorso mese di agosto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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