"Il positivo non è malato ma immune": viaggio dentro le scuole no vax

Ci siamo infiltrati - con una telecamera nascosta - dentro una scuola parentale no vax nel Milanese. Quello che abbiamo documentato è scioccante: "I bambini vengono in aula anche col tampone positivo"

"Il positivo non è malato ma immune": viaggio dentro le scuole no vax

La galassia dei no vax è piuttosto variegata e per questo è difficile da liquidare in due righe. Dentro possiamo trovare quello che scende in piazza per manifestare, quello che ha effettivamente paura dei vaccini, quello che si nasconde dietro le teorie del complotto e quello che si lascia fare il lavaggio del cervello. Purtroppo, in tempi di Covid, una piccola parte degli indecisi si fa abbindolare da soggetti che non vedono l'ora di tirare l'acqua al proprio mulino. Come? Inventando storie stravaganti sul coronavirus, sulle case farmaceutiche, sui vaccini e sullo Stato.

Dopo settimane passate a raccogliere informazioni, abbiamo scoperto una realtà tutt'altro che limpida. Tra una ricerca e l'altra, ci siamo imbattuti nelle scuole parentali. Niente di illegale, per carità. Anzi, sono garantite dall'articolo 34 della Costituzione ed esistono da parecchi anni. Negli utlimi tempi, però, alcune di queste strutture sono diventate un covo di no vax. Così, dopo esserci informati a dovere, abbiamo contattato la scuola parentale Rondò in via Risorgimento 63 a Sesto San Giovanni, comune alle porte di Milano. Ci siamo finti genitori interessati a iscrivere presso questa struttura le nostre due figlie e ci siamo presentati - muniti di telecamera nascosta - all'open day di sabato 4 dicembre.

Appena arriviamo ci rendiamo conto di essere in un'altra realtà: zero mascherine, niente distanziamento, il "Covid è un'influenza", il complotto è dietro l'angolo e "il mondo esterno non è nostro amico". Ci sentiamo alquanto a disagio, ma non possiamo far saltare la nostra copertura. Così, assecondiamo i genitori no vax, i docenti che sono "scappati dalla scuola perché senza vaccino" e la fondatrice dell'istituto Alessandra Caradonna. Cerchiamo di destreggiarci tra chi ha già portato il figlio in questa scuola e chi è interessato "all'educazione alternativa". Per nulla semplice, ma ci riusciamo.

Dopo una decina di minuti arriva il professore Roberto Dallera (su di lui ne avremo parecchie da dire nelle prossime puntate) che a gamba tesa inizia il suo monologo delirante pieno di fake news. Qui riporteremo solo una parte delle sue follie, ma - credeteci - c'è da rimanere esterrefatti. "Nelle scuole normali - inizia di fronte a una platea inferocita - i bambini non si possono toccare, muovere. Stanno togliendo ai bambini la libertà, questa è una castrazione. Limitare il respiro con le mascherine provoca danni. Li vogliono imbavagliati e bullizzano chi non fa come loro".

Un inizio scoppiettante che porta a parlare di educazione alternativa, di contatto con la natura, di spiritualità, della "dittatura che ha paura del pensiero vivente che sta per essere cancellato" e del "gruppo di potere delle case farmaceutiche". I genitori sono entusiasti quando sentono parlare di "museruole" (le comuni mascherine) e del "mondo che ci sta attorno è estremamente aggressivo". Più volte viene tirata in ballo la resistenza e la "dittaura sanitaria che ci impone il governo". Dopo il monologo del prof, arriva il momento delle domande. I genitori si informano sui corsi, sugli esami (ogni anno gli alunni delle scuole parentali devono sostenere una prova finale per dimostrare di essere in regola con il programma del ministero. Il prof rassicura tutti: "Siamo in contatto con diverse scuole paritarie e hanno riconosciuto il nostro programma". Sì, peccato che alcune di queste scuole a cui fa implicitamente riferimento Dallera siano gestite dalla associazione Logoi, di cui lui è presidente. Vi spiegheremo meglio nella terza puntata) e su come sarà una giornata tipo dei loro figli.

Visto che nessuno parla di Covid, ci pensiamo noi. "Chiedete il green pass, tamponi o vaccino?", domandiamo. Da questo momento in poi raggiungiamo vette di follia altissime. "Noi sottoscriviamo con voi un patto educativo - ci risponde Dallera -. Non vi chiediamo nulla perché non siamo una scuola. Facciamo qui quello che voi fate a casa. Il mondo che ci sta attorno non è nostro amico. Sicuramente i vicini ci guarderanno perché entreremo senza mascherine. Cosa fare? Mettete in tasca una mascherina ai vostri figli così nel caso in cui ci sia un controllo se la mettono su. Non è un sotterfugio, è sopravvivenza. Qui facciamo come vogliamo". Scioccati, andiamo avanti: "Ma se mia figlia dovesse avere la febbre o prendesse il Covid? La metto in quarantena?". "Per noi, considerando quello che dicono alcuni medici, il tampone positivo non è un caso di malattia. Anzi, spesso è un caso di immunità per reazione a un sintomo. Quindi, lasciamo libera scelta ai genitori se mandare i figli a scuola o no. Il positivo è colui che ha sviluppato l'immunità attraverso il fatto di essere un portatore sano".

Guarda qui il video del servizio.

Rimaniamo basiti, gli altri genitori proseguono con le domande finché il professor Dallera e la fondatrice Caradonna arrivano a dire che "creeremo un mondo nuovo", che stanno pensando di mettere in piedi una economia alternativa dove "avremo una carta di credito nazionale che sarà utilizzabile ovunque" e che addirittura "stanno nascendo delle convenzioni assicurative che permettono di curarvi in Italia e in Svizzera senza che vi vaccinino appena entrate al pronto soccorso". Ma non finisce qui: a un certo punto ci buttano in mezzo pure il miracolo e la magia.

"Alcuni ragazzi inespressivi, complessati e chiusi - afferma Dallera - venendo qui da noi hanno ricominciato a mangiare". E a dargli manforte ci pensa la Caradonna: "Uno si grattava le mani e dopo essere stato nella nostra struttura ha smesso. Ora ha solo le cicatrici, la mamma ci ha chiesto come abbiamo fatto. Un altro si nascondeva dietro al ciuffo e adesso non lo fa più. Se lo è addirittura tagliato, si è aperto con noi". Poi arriva quello che mai avremmo voluto sentire. Quelle parole che vanno a toccare la sensibilità di tutti. Quelle parole che servono soltanto per colpire e fare il lavaggio del cervello. "Abbiamo avuto anche un bambino molto grave - continua la fondatrice - che non si alzava e non si vestiva da solo, non faceva colazione. Sua mamma è rimasta pietrificata perché dopo essere stato qui ha fatto tutte queste cose da solo e poi si è fatto portare a scuola da noi. Lei non ci credeva e lui è davvero grave. Qui c'è una certa magia".

Ecco, questo è quello che abbiamo documentato con la nostra telecamera nascosta. Questa è l'ignoranza che si respira in questo ambiente no vax. Nessuno ci ha scoperti, ingenuamente si sono fidati. Così, abbiamo preso un appuntamento per giovedì 9 dicembre: avremmo dovuto portare le nostre due (finte) figlie per la prova. Ma c'è un però. Quando siamo ritornati per farci ribadire a microfoni e telecamere accese le affermazioni deliranti di sabato, siamo stati aggrediti. Non hanno parlato, hanno solo fatto andare le mani. Non sono stati neanche in grado di vergognarsi per quanto detto e fatto.

Nella prossima puntata, potrete vedere come siamo stati accolti dalla scuola parentale Rondò nelle vesti di giornalisti e non più di (finti) genitori.

Guarda la seconda puntata del servizio

Guarda la terza puntata del servizio

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