"E' un fenomeno del tutto inaspettato. L'arrivo di questa etnia pakistana è un dato reale: pare che abbiano dirottato la loro attenzione sulla nostra provincia ed è un paio di mesi che sta accadendo". Anche Macerata si è svegliata nei mesi scorsi con la sorpresa dei pakistani. Nelle parole di Rosalia Mazza, vicario del prefetto della città marchigiana, si legge la preoccupazione per un flusso di migranti che, sommati a quelli provenienti dagli sbarchi del Sud Italia, rischiano di mandare gambe all'aria l'organizzazione dell'accoglienza. A Macerata alcuni pakistani hanno dormito una notte all'aperto, nell'attesa che la questura aprisse gli uffici e gli permettesse di presentare domanda di asilo. Quello che non si comprende, è il motivo per cui abbiano di chiedere aiuto a questa città di 42mila abitanti.
"E' quello che stiamo cercando di capire anche con gli altri colleghi delle prefetture della regione Marche - dice a ilgiornale.it la viceprefetto - Per avere chiarezza su un fenomeno per noi del tutto nuovo. E' un discorso delle Marche o solo di Macerata? Quale è il percorso esatto che fanno? Hanno avuto difficoltà in altri territori del Nord Italia e preferiscono il nostro territorio? Sono queste le tante domande che ora ci stiamo ponendo".
Pensa che si passino parola i pakistani?
"Da quello che mi è stato riferito, gli stessi profughi hanno riferito alla stampa che sono stati i loro connazionali a dirgli che qui si sono trovati bene. Non so dirle se è il motivo principale, ma non lo si può di certo escludere".
Quanti ne sono arrivati negli ultimi mesi?
"Non vorrei sbagliare, ma le posso dire che ci aggiriamo intorno alle 70 persone".
Come vengono ospitate?
"Nelle strutture della prefettura e grazie ai bandi e agli accordi con associazioni e cooperative. Non le nascondo che stiamo andando oltre le capienze disponibili".
Stanno creando problemi al sitema d'accoglienza?
"Certo. Un problema non indifferente. Per questo stiamo mettendo a punto la collaborazione con altre città per poter affrontare al meglio l'"emergenza pakistani".
Non rientrando nel sistema Spar, questi migranti sono obbligati a dormire fuori fino al momento in cui da Roma non rispondono inserendoli nei centri di accoglienza.
"La procedura è questa, il sistema Sprar si muove a livello nazionale e la scelta la determina il ministero. Non la prefettura. Ma noi ci siamo adoperati per trovargli immediatamente una sistemazione: quando comunichiamo a Roma l'arrivo dei pakistani, rendiamo anche conto del fatto che siamo riusciti a trovargli una struttura dove dormire. Nel caso in cui non ne avessimo, e le assicuro che quasi tutti i posti disponibili sono occupati, allora ci rimetteremmo alle decisioni del ministero".
Chi se ne fa carico di questi pakistani?
"Sempre il ministero, attraverso le prefetture".
Eppure hanno dormito fuori almeno una notte...
"Si, ma per colpa della festività per il santo patrono che ha tenuto chiusi gli uffici. La sera dopo già una associazione si era messa a disposizione. Il vero problema è che, non essendo attesi, non sappiamo quanti ne arrivano. E questo ci mette in difficoltà: si presentano e basta".
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