A poche ore dalla ripresa ufficiale delle lezioni in gran parte del Paese, sono ancora tanti i dubbi sulla ripartenza, tra protocolli poco chiari o non attuabili universalmente. Sono diversi gli operatori scolastici a vario livello che si sono lamentati e che ritengono che la scuola italiana non sia ancora pronta per ripartire dopo lo stop imposto dal Covid lo scorso marzo. Tra questi c'è la preside della scuola frequentata dal figlio di Giuseppe Conte, che nei giorni scorsi ha espresso tutte le sue perplessità, nonostante l'ottimismo ostentato del Presidente del Consiglio.
In questi ultimi giorni, la scuola è motivo di diversi inciampi per il premier. Venerdì era stata annunciata la sua presenza, mediante videomessaggio, a Domenica In per augurare agli studenti un buon inizio di anno scolastico. A una settimana da una tornata elettorale così importante, il suo intervento senza un contraddittorio in una finestra oraria così seguita sulla rete pubblica ha fatto storcere il naso al centrodestra. Dopo la minaccia di esposto da parte di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, la sua partecipazione è saltata ma le polemiche sull'argomento scuola non si placano per Giuseppe Conte. "Non solo sono fiducioso per l'inizio, ma sarò tranquillo di portare mio figlio a scuola", ha detto con entusiasmo il Premier a Palazzo Chigi. Dopo una prima espressione di scetticismo, messa nero su bianco con una lettera che ha destato scalpore, la preside della scuola nel centro di Roma frequentata dal figlio di Giuseppe Conte è stata raggiunta dal Corriere della sera, al quale ha spiegato da dove derivano i suoi dubbi sulla ripartenza.
"Fosse dipeso da me avrei chiesto di posticipare l'inizio delle lezioni a dopo il referendum, sarebbe stato tutto molto più lineare, ma ormai così non è, quindi...", ha detto il preside, con il pragmatismo tipico di chi conosce realmente le dinamiche di un istituto scolastico e le sue difficoltà. E infatti, la preside mette subito l'accento sulla questione mascherine e sulle reali problematiche che si dovranno affrontare già da domani, con la distribuzione all'ingresso della scuola: "Ora come ora chiederei indicazioni univoche: basta cambiare le regole, come sulla distribuzione delle mascherine, sarà un caos consegnarle all'ingresso a ciascuno, non possiamo ritrovarci ogni mattina con tutto il lavoro da fare daccapo, è la cosa che ci fa perdere più tempo e che ci fa sbandare".
Sono i tempi che preoccupano la preside, che ammette che per poter riaprire bisognerà fare tutto di corsa per adeguarsi ai nuovi regimi. Mancano i banchi e mancano i docenti, nell'istituto di Roma Prati frequentato dal figlio di Conte che nel resto d'Italia: "Fortunatamente una parte dei banchi monoposto - non quelli del commissario Arcuri che purtroppo, ormai sappiamo, vedono il Lazio fanalino di coda nelle assegnazioni, e di questi ne aspettiamo 430 - ma quelli comprati da noi coi fondi Covid, sono arrivati due giorni fa. Così nella primaria, con questi banchi, riusciamo a tenere in classe i 2/3 degli alunni, i rimanenti andranno a formare una nuova classe coi docenti Covid che ci verranno assegnati, sempre che accettino l'incarico".
La preside ha spiegato qual è il problema dei docenti Covid e perché c'è così tanta difficoltà a trovare professionisti che accettino la chiamata: "Con un nuovo lockdown, o se finisce l'emergenza, il loro contratto decade, fatto che li rende poco appetibili rispetto alle supplenze che, almeno, durano sicuramente un anno". La dirigente scolastica quantifica il problema, spiegando che solo nel suo istituto mancano 7 cattedre di matematica, 3 di lettere, circa 10 di sostegno. In totale, nell'istituto comprensivo da lei diretto sono al momento vacanti 25 cattedre alle medie e 13 alla primaria, "per questo dobbiamo fare un orario ridotto, di 4 ore".
I problemi della scuola sono reali e in attesa di soluzioni da parte del ministero, le scuole si stanno attrezzando con espedienti creativi, confidando nella buona sorte.
Così farà il preside dell'istituto frequentato dal figlio di Giuseppe Conte per i ragazzi della scuola media: "Usiamo i banchi vecchi, nel frattempo disposti anche nelle verande esterne, e speriamo nel bel tempo. Ma non basta neanche, attiveremo le lezioni a distanza...".
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