Lo chiamavano "Il ballerino" Marcello Pesce, il super boss latitante nipote di Giuseppe, che già nel 2010 era sfuggito alla cattura e che oggi è stato fermato per i delitti di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni.
Nell'elenco dei latitanti pericolosi del Viminale, Pesce era a capo della cosca che porta il nome della sua famiglia, tra le più agguerrite nel panorama calabrese. Con precedenti per associazione mafiosa, omicidio doloso e reati legati agli stupefacenti, compare negli atti giudiziari dagli anni '90, quando la sua appartenenza alla criminalità organizzata di Rosarno era solo un'ipotesi.
Già nel 2010 le forze dell'ordine avevano provato a catturarlo, durante l'operazione All Inside. Condannato a 15 anni e 6 mesi in primo grado, fu poi ritenuto di nuovo colpevole in Appello, con un aumento di pena a 16 anni e 2 mesi.
Lo scorso anno un mandato d'arresto europeo, per scongiurare la possibilità che sfruttasse appoggi fuori dall'Italia.In precedenza era già stato arrestato nel 2002, per "avere "promosso, organizzato e diretto la cosca Pesce, operante in federazione con la cosca Albano".
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