La nostra non è la generazione BB. Siamo arrivati in ritardo, quando, dopo aver fatto perdere la testa al mondo intero, Brigitte Bardot si era già ritirata nella Madrague. Avevamo altre dee da venerare, altri corpi da ammirare. Eppure, la prima volta che, adolescenti, abbiamo visto l'attrice francese, non abbiamo avuto dubbi e l'abbiamo elevata a donna più bella di sempre. Abbiamo deciso di tifare per la squadra avversaria, quella francese, quando ancora molti si ostinano a tifare per Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, ovvero Sophia Loren. Senza neanche accorgercene ci siamo ritrovati "bardolatri". Perché BB colpiva e colpisce così: all'improvviso. Che fare? Tradire le nostre bellezze - invidiate da tutto il mondo - per sbirciare oltralpe?
Grazie a Dio ci è venuto incontro Mauro Zanon con il suo Brigitte Bardot. Un'estate italiana (Gog), pregiato libro con prefazione di un "bardolatra" come Giampiero Mughini, in cui vengono riproposti anche i bozzetti di Milo Manara su BB. Con un pizzico di orgoglio (e grazie a Zanon), oggi possiamo dire che fu l'Italia a scoprire BB quando oltralpe tutti (o quasi) non la consideravano. È lei stessa ad ammetterlo in un'intervista concessa negli anni anni Cinquanta e riproposta nel volume: "I miei primi film non sono stati un successo. E mi stavo convincendo che non avrei mai fatto nulla nel cinema. Poi però sono stata in Italia, e lì mi hanno fatto fare dei film che forse non erano bellissimi, ma dove sono stata fotografata bene, e per i quali è stata fatta una buona pubblicità. Ciò ha permesso alla Francia di rendersi conto che forse potevo fare qualcosa. E da quando sono rientrata dall'Italia ho cominciato a lavorare seriamente". Ma non solo. Fu Cinecittà a immaginarla bionda. È il 1955 e la Bardot sta interpretando Poppea nel film "Mio figlio Nerone" di Steno. A un certo punto un parrucchiere ha l'intuizione: BB deve essere bionda. Così fu. Così nacque il mito.
La Bardot torna trionfante in Francia, dove inizia a fare sul serio e a girare film sempre più maliziosi. Tutti la guardano. Le donne vogliono essere come lei. Gli uomini sognano di stare con lei. Ma sono anni bigotti, in cui una spallina di troppo può valere la censura e il taglio della scena dalla pellicola. La Bardot viene dunque vista come il demonio, con quelle cosce in vista e i seni sodi. Ma soprattutto con il suo ammaliare e ammiccare. I vescovi corrono ad acquistare tutti i biglietti dei suoi film affinché i fedeli non cadano in tentazione e ne decretano il sucesso, come tutto quello che è proibito, del resto. La Democrazia cristiana la vede come il diavolo in sacrestia: "Troppe seduzioni, troppe corna, troppe gelosie, troppe passioni e soprattutto troppe nudità", fa notare Zanon a proposito de Gli amanti del chiaro di luna. Ma la censura non può fermare il mito. Anzi...
La Bardot è innamorata del nostro Paese. Lo gira da Nord a Sud: Cortina, Venezia, ovviamente Roma, poi Spoleto e Capri. Ma è a Venezia che Mario De Biasi, fotografo bellunese di Epoca, riesce a scattare una foto, che oggi diremmo iconica, e che spiega più di mille trattati cosa fosse BB in quegli anni. Scrive Zanon: "Dopo la conferenza stampa, BB si concesse agli obiettivi dei fotografi, ma non per la solita sessione di foto. Con i tacchi e un abito vaporoso si sdraiò su un prato, rotolandosi col ditino in bocca, incantevole e provocante. Subito fu circondata da una schiera di paparazzi, molti dei quali erano venuti al Lido solo per poter vantare una foto che la ritraesse nel loro portfolio. De Biasi, un po' defilato, osservava attentamente la scena. A un certo punto, mentre i suoi colleghi quasi si calpestavano per immortalarla, l''italiano pazzo' ebbe l'intuizione di fare il giro e mettersi alle spalle della Bardot. Di fronte al suo obiettivo aveva così la diva e la ressa dei fotografi impazziti che la divoravano con le loro macchine. De Biasi, da quell'angolo, non fotografò una bellissima fanciulla, come avevano fatto tutti gli altri: fotografò il mito, un mondo, un'epoca".
Lasciando la Laguna, Bb scrisse: "Addio Venezia, addio bellezza incompresa che un pubblico avido di foto oltraggia, calpesta infanga, senza sapere, senza vedere, senza comprenderne l'essenza. Venezia mi faceva pensare a me stessa". Anche la Bardot fu letteralmente mangiata dai paparazzi, che odiava, e infangata a causa della sua libertà dai moralisti di ogni risma incapaci di comprerne l'essenza.
Per questo, a un certo punto, decise di sparire e di vivere nella sua Saint Tropez, dalla quale esce rararamente. A volte solo per andare a pregare nella piccola cappella della Garrigue. E magari sorridere con Dio del suo scandaloso passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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