Una delle prime regole della comunicazione politica dice che quando gli avversari si prendono a calci tra loro l'unica cosa da fare è stare seduti in poltrona a godersi lo spettacolo. Evidentemente Matteo Salvini non la pensa così. E proprio nel giorno in cui nel centrosinistra il Pd è alle prese con il rischio concreto che la coalizione renziana vada in frantumi ancora prima di nascere (Emma Bonino ad un passo dalla rottura e Beatrice Lorenzin che alza la voce per l'uso del simbolo della fu Margherita) il leader della Lega apre la querelle sulla quarta gamba del centrodestra.
Lo fa con toni pacati, ma perentori. E non casualmente, visto che l'occasione è una conferenza stampa ad hoc in via Bellerio. L'intento è quello di giocare d'anticipo nella partita che si aprirà di qui a pochi giorni all'interno della coalizione di centrodestra per dividersi i 348 seggi uninominali (232 alla Camera e 116 al Senato), visto che Salvini non ha mai fatto mistero di non volersi far carico dei seggi che dovranno andare in quota ai nuovi alleati centristi di «Noi con l'Italia». Così, il leader della Lega definisce l'intesa con la cosiddetta quarta gamba un «esperimento di eugenetica» e ribadisce il suo niet «ad alleanze con forze che hanno sostenuto i disastrosi governi di centrosinistra». Per lui, insomma, le gambe restano tre: Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.
Una pregiudiziale un po' paradossale, visto che proprio con i centristi della vituperata quarta gamba la Lega governa due regioni chiave come Lombardia e Liguria. Insomma, al di là delle comprensibili ragioni propagandistiche che impongono di tirare l'acqua al proprio mulino per guadagnare consensi sul proporzionale, forse Salvini poteva evitare di aprire un fronte nel centrodestra proprio mentre Renzi è alle prese con il caso Bonino. Ragione per cui, spiegano da «Noi con l'Italia», si è alla fine evitato di replicare con una nota ufficiale «alimentando così solo un'inutile polemica». D'altra parte, che l'accordo con la quarta gamba sia chiuso lo sa bene anche Salvini, che ieri durante il Consiglio federale del Carroccio non ne ha fatto troppo mistero. Certo, ci sarà qualche candidato poco digeribile da mandar giù (in particolare l'ex leghista Flavio Tosi) e sicuramente la presenza del simbolo «Noi con l'Italia» nella coalizione di centrodestra contribuirà a togliere benzina al progetto di allargamento della Lega sotto la linea del Po. Al Sud, infatti, il soggetto centrista - e a vocazione nazionale sia nel nome che nei colori - è dato intorno al 4-5%.
E in molte regioni - Sicilia, Puglia e Calabria in particolare - sbatte con il tentativo di nazionalizzazione del Carroccio voluto da Salvini che esattamente in quelle regioni si è affidato a collettori di voti che vengono proprio dal mondo della fu Dc, dagli ex Ncd ai fittiani pentiti, fino ai fuoriusciti del Centro democratico di Bruno Tabacci. Ed è anche per questo che l'affondo di ieri sulla quarta gamba appare un po' paradossale.
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