Quei 17 milioni vinti ma che nessuno incassa

La gloriosa Lotteria Italia è sempre più in crisi. E c’è perfino chi dimentica di ritirare i super premi

Quei 17 milioni vinti  ma che nessuno incassa

Per anni - sotto i portici di corso Vittorio Emanuele a Milano - c’è stato un signore seduto su una sediolina che con voce cavernosa urlava a ritmo regolare: «Lotteriaaa Italiaaa!». Dopo qualche minuto accadeva sempre che, a quel «Lotteriaaa Italiaaa!», rispondessero dei giovinastri lanciando grida di scherno verso il signore in questione; il quale signore ribatteva a tono con frasi esplicite del tipo: «Pezzi di m...!» o, in alternativa, «Andate a fan...!».

Da tempo dell’inurbano (ma divertente) botta e risposta sui cui vegliava - tollerante - la Madonnina in cima al Duomo, non si ode più eco. E non perché sia scomparso il signore sulla sediolina o i giovinastri siano miracolosamente diventati educati. La ragione è un’altra: i biglietti della Lotteria Italia stanno diventando una specie in via d’estinzione. A Milano come nel resto d’Italia, le vendite record dei «tagliandi della fortuna» sono un amarcord, superato dal sogno moderno mille «grattini».

Un paragone che rende l’idea: i «gratta e vinci» incassano in appena 35 ore quanto l’intero bottino della Lotteria Italia. La scorsa edizione, con 9,6 milioni di biglietti venduti, la Lotteria ha incassato 48 milioni di euro, mentre quest’anno la raccolta si aggira sui 40 milioni. Invece i «gratta e vinci chiuderanno l’anno a 10,2 miliardi di euro, ovvero 28 milioni al giorno. È il prezzo da pagare sull’altare di una società liquida condannata a virare in società fulminea; nel senso che ormai ogni rito si consuma in tempi ristrettissimi: cibo, sesso, relazioni. E, ovviamente, anche gioco, per il cui risultato finale non si ha più voglia di attendere a lungo. L’esito della riffa deve essere immediato.

Di qui il successo delle lotterie no-stop che sfornano vincite in tempo reale, instillando, subito dopo l’estrazione, la voglia di una nuova tornata, di un nuovo giro di valzer col corpo sfuggente della dea bendata. Risultato: i biglietti della Lotteria Italia restano uno sfizio solo per nostalgici giocatori d’antan, anziani rabdomanti della fortuna che hanno ereditato dalle generazioni passate il gusto dello slow game. Un gioco «lento» che può ritardare anche i riflessi. L’esempio più clamoroso? Qualche giocatore ha dimenticato di avere in tasca (o chissà dove) il biglietto d’oro della Lotteria Italia, tanto che dal 2002 ad oggi ammonta a oltre 17 milioni di euro la somma relativa ai premi non incassati.
Nel 2011 la Lotteria Italia è stata l’unica lotteria nazionale: il decreto ministeriale del dicembre 2010 ne ha infatti ulteriormente ridotto il numero, progressivamente sceso negli ultimi quattro anni.

Nel 2008, ricorda Agipronews, le lotterie erano quattro (Viareggio, Giornata del bambino africano, Merano e Lotteria Italia), nel 2009 tre (Sanremo, Giro d’Italia e Lotteria Italia), nel 2010 due (Sanremo e Lotteria Italia), per ridursi a una sola nel 2011 (Lotteria Italia). Tutto finito, sparito.

L’immagine del nonno che, con l’obiettivo di «coprire» l’intero Stivale da Nord a Sud, commissiona ai vari nipoti sparsi per l’Italia l’acquisto del maggior numero di biglietti, rappresenta ormai una cartolina ingiallita.

Per rendersene conto basta fare un giro in autogrill, bar o edicola (in passato tre capisaldi del toto-biglietti), dove nessuno più

urla «Lotteriaaa Italiaaa!». Un urlo che potrebbe disturbare la concentrazione degli avventori (giovani vecchi, donne, uomini) tutti presi a «grattare» o a «videopokerare».

Tanti soldi da perdere, il più presto possibile.

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