Quelle accuse rivolte agli ecclesiastici sudamericani

Almeno tre alti-ecclesiastici sudamericani, nel corso di questi anni, sono stati chiamati in causa da accuse varie. Tutti e tre possono essere definiti "bergogliani"

Quelle accuse rivolte agli ecclesiastici sudamericani

La Chiesa sudamericana, in questi sei anni e mezzo, ha espresso molto in termini di gerarchia vaticana. Nei pensieri dei cattolici "tradizionalisti" e dei critici di Jorge Mario Bergoglio non c'è solo il correntone progressista statunitense, quello composto dai cardinali Tobin, Farrell, Wuerl, Cupich e dall'ex consacrato McCarrick, ma anche un insieme di alti-ecclesiastici sudamericani, tutti considerati quantomeno collegabili con il pontificato di papa Francesco.

Stiamo parlando del cardinale Oscar Maradiaga, di mons. Juan Josè Pineda e del mons. Edgar Peña Parra. Quando si è trattato di eleggere il successore di Benedetto XVI, in molti si aspettavano che il pontefice venisse scelto tra i porporati dell'America meridionale. Tra i nomi più accreditati, figurava quello del cardinale Odilo Scherer, che è brasiliano. Ma non è andata così. Il Papa è argentino, mentre il Sud America ha iniziato a contare molto. Il Sinodo sull'Amazzonia di ottobre lo dimostra. Il relatore di quell'appuntamento sarà un altro carioca, il cardinale Claudio Hummes, che è a sua volta ritenuto un progressista.

La "Chiesa dal volto amazzonico" sta per fare la sua comparsa nella storia. E i conservatori, soprattutto in seguito alla pubblicazione dell' Instrumentum Laboris, che è stato perfino definito "eretico" dal cardinal Brandmueller, non sembrano disposti a mollare neppure un centimetro sul piano dottrinale. L'assemblea sinodale rischia così di raccontare una sorta di derby tra chi, nella Chiesa cattolica, ha una visione conservatrice e chi, all'interno dello stesso consesso, promuove una "Chiesa in uscita", specie tra i sudamericani. Ma non è l'unico ambito di cui si sta discutendo.

I tre ecclesiastici sudamericani citati in precedenza, e cioè Maradiaga, Pineda e Parra, erano già balzati agli onori delle cronache nei mesi precedenti. Non in relazione al Sinodo, che è una vicenda a sè stante, ma in funzione di una serie di circostanze, che sono state elencate in un articolo odierno de La Verità. Mons. Pineda, come si legge anche sulla Sir, si è dimesso nell'estate del 2018. Essendo stato incaricato a Tegucicalpa, dove c'è la diocesi di cui Oscar Maradiaga è titolare, quel vescovo è stato spesso accociato al cardinale, che presiede ancora il C9, cioè il consiglio ristretto dei cardinali che sta lavorando alla riforma della Curia romana. Come avevamo già messo in evidenza, le accuse per cui mons. Pineda si è fatto da parte sono relative a "comportamenti inappropriati". Si potrebbe trattare di accuse per abusi sessuali.

E Oscar Maradiaga? Il porporato che il Santo Padre ha scelto per coordinare il suo disegno riformista è stato tirato in ballo, al termine del 2017, da un'inchiesta de L'Espresso per la ricezione di 35mila euro mensili provenienti dall'Università della capitale dell'Honduras e per alcune accuse "per alcuni investimenti milionari in società londinesi poi scomparse nel nulla". In questo articolo è approfondibile l'intera questione.

Per quanto riguarda monsignor Parra, invece, vale la pena sottolineare anzitutto come papa Francesco lo abbia scelto per fare da sostituto, quindi da vice, della Segreteria di Stato del Vaticano. Poco dopo la nomina, è emerso un dossier in cui viene raccontato di come il monsignore sarebbe stato espuso da un seminario e di come sempre lo stesso Parra sarebbe stato accostato a "condotte immorali". Mons. Carlo Maria Viganò, l'ex nunxio apostolico negli Stati Uniti che l'estate scorsa ha scosso gli ambienti ecclesiastici e non con il suo memorandum, ha scritto che: "Lui (riferito a Parra, ndr) ha una connessione con l'Honduras, cioè con il cardinale Oscar Maradiaga. Peña Parra dal 2003 al 2007 ha prestato servizio presso la nunziatura di Tegucigalpa in qualità di consigliere". Il cardinal Maradiaga, mons. Parra e mons. Pineda, insomma, farebbero parte degli stessi ambienti ecclesiastici.

La Chiesa dell'America meridionale e gli ecclesiastici

sudamericani, insomma, guidano le istituzioni ecclesiastiche verso il futuro, ma gli alti ecclesiastici vicini al vertice del cattolicesimo possono dirsi del tutto estranei al "collasso morale" citato di recente da Benedetto XVI?

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