“L’ho prima strangolata e poi colpita con il coltello che mi aveva regalato lei a Parigi”. È la parte più scioccante del primo interrogatorio di Pietro Ialongo, il 38enne accusato dell’omicidio di Romina De Cesare, avvenuto nella notte tra domenica e lunedì scorsi a Frosinone, in via del Plebiscito. Un interrogatorio avvenuto un una stanza dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina e ora contestato dall’avvocato del 38enne.
Il racconto dell’orrore
Nella giornata di ieri il giudice per le indagini preliminari di Latina, Giuseppe Cario, ha convalidato il fermo per Pietro Ialongo, che infatti resta ristretto nel carcere di Latina. Nell’interrogatorio di garanzia Ialongo, assistito dall’avvocato Vincenzo Mercolino, è rimasto in silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere. E il legale ha contestato quanto raccolto dai carabinieri e dal Pm Claudio De Lazzaro nel primo interrogatorio, quello avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì scorsi all’ospedale di Latina.
Quella confessione, infatti, ha aggravato la posizione del 38enne. Secondo la ricostruzione da lui fatta nel primo interrogatorio, dopo una discussione degenerata in lite, avrebbe prima strangolato Romina e poi, visto che ancora respirava, l’avrebbe colpita con un coltello che lei stessa gli aveva regalato durante una vacanza a Parigi. Ialongo dice di “essere contento che la storia con me finisse per consentire alla mia compagna di rifarsi una vita”. Alla base della discussione ci sarebbe stata una ragione economica: “C’era una questione di soldi, volevo mi restituisse dei soldi”. Ma subito dopo appare confuso anche su questo e ammette: “Ma forse non ho agito nemmeno per questo”. Nell’interrogatorio però la confessione è stata piena: “L’ho uccisa con le mani ed alla fine con il coltello che mi aveva regalato a Parigi. L’ho colpita credo quattro volte all’addome... L’ho colpita quando stava a terra”. Un gesto terribile, di cui mostra pentimento. “Ho fatto una cosa assurda è giusto che io paghi. L’amavo, l’ho sempre trattata come una principessa”. Sempre sull’omicidio aggiunge che l’aggressione “è avvenuta sulla porta di casa, lei ha provato a difendersi, tirava calci”. Nei verbali dell’interrogatorio, Pietro Ialongo conferma anche la volontà di uccidersi: “Il coltello è lo stesso che ho usato per ferirmi, per provare a uccidermi”. Era andato al mare per buttarsi da una scogliera. Poi ci avrebbe ripensato e puntava a tornare a Cerro al Volturno, paese di origine “dove ho le mie pistole, per spararmi”.
Sul perché fosse nudo quando i carabinieri lo hanno ritrovato sul lungomare di Sabaudia dice: “Mi ero tolto i vestiti perché volevo cancellare quel che avevo fatto”. L’interrogatorio, come detto, è contestato dall’avvocato di Ialongo, Vincenzo Mercolino, che non era presente in quanto al 38enne era stato affidato un avvocato d’ufficio. “Ialongo non era certamente in grado di sostenere un interrogatorio, che si è svolto senza nemmeno avvisare i familiari . Ialongo era nudo, scalzo, digiuno: una situazione che va ad inficiare non tanto il ricordo, quanto la consapevolezza dell’importanza delle dichiarazioni rese in quel momento”, ha detto Mercolino.
Il movente ancora da chiarire
Sul perché Romina sia stata uccisa nemmeno Pietro Ialongo riesce a dare delle risposte. Gli inquirenti hanno trovato sui cellulari di vittima e presunto assassino alcune chat con messaggi rabbiosi da entrambe le parti. A Ialongo, il 4 maggio, viene chiesto conto di queste lite via sms. “Fino ad aprile abbiamo avuto dei litigi, ma normali, mai violenti, nemmeno utilizzando le brutte parole che poi ho scritto in quei messaggi. Non l’ho uccisa per gelosia.
Non c’è senso sul perché l’ho ammazzata, non me lo so spiegare”. Ialongo nega anche la premeditazione: al culmine della lite “ho provato a strangolarla. Poi l’ho colpita col coltello perché avevo paura che mi denunciasse”.
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