La tragedia del Pollino della scorsa settimana ha strappato la vita ha dieci persone e fra questi ci sono anche i genitori di Michela e Chiara.
Le due bimbe, rispettivmente di 11 e 9 anni, sono riuscite a sopravvivere all'esondazione del Raganello, mentre mamma e papà non ce l'hanno fatta. E se la più grande ha partecipato ai funerali dei genitori, la più piccola è ricoverata in terapia intensiva al trauma center pediatrico del Policlinico Gemelli per sindrome di pre-annegamento, fango e detriti nei polmoni. Ma entrambe sanno che or la loro vita è cambiata. Sono sole.
Dopo la tragedia del Pollino, le due sorelle si sono incontrate per la prima volta ieri. Michela e Chiara si sono strette in un lungo abbraccio, un abbraccio pieno d'amore. Proprio quell'amore che legava la loro famiglia. Ora distrutta. Come racconta il Corriere della Sera, la più grande ha anche voluto scrivere una lettera ai suoi genitori. Sono stati gli zii materni, tutti e due infermieri e ora solide presenze al suo fianco, a suggerirle di farlo perché forse l’avrebbe aiutata.
"Cara mamma e caro papà, grazie per avermi dato Chiara, la sorella che tanto desideravo", si legge. I grazie di Michela sono tanti. E la scrittura - dice Daniela Chieffo, neuropsicologa e psicoterapeuta del Policlinico Gemelli - è terapeutica in questi casi. "Le parole - spiega la psicoterapeuta - sono più difficili da usare, Michela ci ha raccontato nei dettagli quello che è accaduto quel giorno e poi quando ha dovuto affrontare il tema dei genitori perduti ha cominciato a ridere indossando la finta maschera della serenità. Una difesa rigida, un meccanismo di riparazione interno che impensierisce e la mette a rischio. Chiara ha vissuto tutti i momenti fino all’ultimo, tra le braccia del padre che non ce l’ha fatta. Per lei comunicare è più difficile".
Questa situazione, quindi, è parecchio complicata da gestire. La regola fondamentale è attenersi alla verità, non dire bugie altrimenti il rischio è di perdere la fiducia di chi come la "piccolina, ti guarda con occhi bellissimi. Non bisogna metterli in modalità di attesa. Anche un bambino di nove anni deve poter ricostruire".
Giorgio Conti, direttore del trauma center, uno dei migliori poli pediatrici per queste emergenze assieme al Meyer di Firenze, in trent’anni di professione non si era mai trovato di fronte a una storia di tale sofferenza: "La bambina aveva tanto fango e sabbia nei polmoni, ha bevuto acqua infetta ed è rotolata sui sassi del torrente riportando lesioni muscolari. I colleghi dell’ospedale di Cosenza che l’hanno soccorsa per primi sono stati bravissimi, grazie anche a loro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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