Raggiro da 6 milioni a Lamezia, truffati 68 risparmiatori

Arrestato un promotore finanziario. Ai clienti prometteva lauti guadagni ma poi trasferiva il denaro nei suoi conti all'estero

Raggiro da 6 milioni a Lamezia, truffati 68 risparmiatori

Prometteva guadagni rapidi e sostanziosi, si faceva consegnare i soldi e poi rilasciava ai clienti false attestazioni. Quel denaro finiva poi sui suoi conti correnti e in paradisi offshore. Un promotore finanziario, Vincenzo Torchia, ormai ex consulente di Banca Fideuram, è stato arrestato e posto ai domiciliari dai finanzieri di Catanzaro e Lamezia Terme. Le accuse sono di truffa aggravata e autoriciclaggio.

Nell'ambito dell'inchiesta – coordinata dal procuratore di Lamezia Salvatore Curcio e dal pm Alberto Cianfarini –, i militari hanno anche eseguito un maxi sequestro di 4,7 milioni di euro. Le persone indagate sono in tutto 7, mentre i clienti ingannati sarebbero stati almeno 68, per una truffa superiore ai 6 milioni di euro.

Torchia, secondo gli inquirenti, si sarebbe fatto consegnare ingenti somme di denaro dietro la promessa di far aumentare i guadagni dei suoi clienti. Di quegli investimenti, tuttavia, Fideuram non avrebbe mai avuto notizia, in quanto sarebbero finiti direttamente nella disponibilità dello stesso promotore finanziario, il quale avrebbe omesso di trasmettere alla sua banca i vari ordini di versamento impartiti dai clienti.

Il 51enne si sarebbe inoltre servito di alcuni complici, tra cui la moglie e il cognato, che si sarebbero occupati del trasferimento del denaro illecitamente recuperato. Il promotore finanziario, in particolare, dopo aver versato i soldi dei clienti in due conti correnti, avrebbe effettuato molti bonifici a favore società intermediarie con sede all'estero.
“Con tale condotta, polverizzando in numerosi conti esteri le somme di cui aveva il possesso”, scrivono gli inquirenti, Torchia “ostacolava concretamente l'identificazione della provenienza delittuosa del denaro” rendendone di fatto impossibile il recupero. Lo stesso promotore, sentito dagli inquirenti nel settembre 2016, avrebbe ammesso gli addebiti e si sarebbe dichiarato “profondamente pentito” per la propria condotta.

Dal 2010 in poi – secondo la ricostruzione che Torchia ha fornito ai magistrati – il mercato “non ha dato buoni frutti e notavo che i diversi clienti erano diffidenti a investire il loro denaro”. Nonostante questo, il broker avrebbe comunicato ai clienti, pur di non perderli, “false rendicontazioni” sui loro investimenti.

“Si è verificato – è il racconto di Torchia – che gli interessi promessi, purtroppo, non si avveravano (…) Nel momento in cui il cliente veniva a disinvestire la somma da me rendicontata e non avendo o non disponendo di tale somma, ero costretto a rifondere la parte mancante con denaro contante sottratto ad altri clienti, ai quali avevo promesso a sua volta rendimenti molto allettanti, entrando in un giro vorticoso in cui sapevo che non ne sarei uscito”.

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