Alla fine per riportare la calma sono dovuti intervenire i carabinieri: all'ospedale di Ragusa, in Sicilia, l'arrivo di una donna migrante eritrea in visita alla figlia neonata ha scatenato una vera e propria contestazione da parte di mamme e parenti, preoccupati che la donna potesse contagiarli con qualche misteriosa malattia.
Fara, donna eritrea 19enne rimasta incinta dopo essere stata stuprata in Libia, è arrivata in Italia su un barcone nella notte fra sabato e domenica, scampando per miracolo alla morte in mare. Con lei la figlia di appena 15 giorni, Mecat.
Ieri, racconta il Giornale di Sicilia, la donna è andata a trovare la bimba nel reparto di neonatologia dell'ospedale "Maria Paternò Arezzo" del capoluogo ibleo. Con lei anche alcuni operatori dell'hotspot di Pozzallo, che ha preso in consegna gli altri naufraghi.
Doveva essere una semplice visita di una madre a una figlia appena nata. E invece l'ingresso di Fara nel reparto ha dato vita a una ribellione generale delle altre mamme, impauriti che la donna eritrea potesse essere affetta da qualche pericolosa patologia. Proteste e grida di "vattene". Una contestazione che ha scaldato gli animi, al punto da rendere necessario l'intervento degli uomini dell'Arma dei carabinieri.
Sconsolato il commento del sindaco di centrodestra di Ragusa, Peppe Cassì: "È un episodio che ci
sorprende e ci amareggia, perché Ragusa non è questo. Sto cercando di capire meglio quello che è successo." Quindi l'invito alla donna migrante a fargli visita in Comune, perché "la nostra è una città propensa all'accoglienza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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