Il cda della Rai ha approvato alcune delle nomine di Salini per i nuovi direttori di rete ma le polemiche politiche non si spengono. Il Pd, in polemica con le scelte effettuate dall'ad, si è astenuto. Sono passati a maggioranza i nomi di Stefano Coletta alla direzione di Rai1, Franco Di Mare all'Intrattenimento del day time, Angelo Teodoli al Coordinamento generi, Luca Milano alla direzione Ragazzi. Non è stato trovato l'accordo, invece, su Rai2 e Rai3, oltre che su Rai Fiction, produzione documentari, Rai Cultura e sulla direzione Cinema e serie tv. Nessuna maggioranza, quindi, sui nomi di Ludovico Di Meo indicato per la direzione Cinema e serie tv e per l'interim a Rai2, per Silvia Calandrelli a Cultura educational e Rai3, Eleonora Andreatta alla fiction, per Duilio Giammaria ai Documentari.
A capo della Distribuzione, altro ruolo chiave prevista dal piano industriale, ci sarà Marcello Ciannamea. Per i New Format, invece, si effettuerà il job posting mentre sarà assegnata in seguito la direzione Approfondimento.
Avrebbero votato a favore per tutte le nomine, oltre all'ad Fabrizio Salini, i consiglieri Beatrice Coletti, in quota M5s, e Giampaolo Rossi, area Fdi. Il presidente Marcello Foa si è sempre astenuto così come la consigliera Pd Rita Borioni. Igor Di Biasio, Lega, ha sempre votato contro, mentre Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti Rai, ha votato sì ad alcune nomine, quelle che hanno ottenuto il parere favorevole e no ad altre.
Al Pd non è piaciuto in particolare il ruolo che doveva essere assegnato a Di Meo, considerato un regalo al cosiddetto fronte sovranista. Ieri la consigliera dem Rita Borioni aveva minacciato il voto contrario in cda. Alla fine, però, pur confermando la posizione fortemente critica la stessa Borioni ha preferito astenersi.
La consigliera del Pd ha lanciato un duro attacco a Salini: "Anche in questa tornata di nomine, che ci ha fatto attendere per mesi e che ha più volte rimandato in extremis, ha deciso di non affrontare il problema più urgente, quello del pluralismo informativo dei Tg, di fatto in mano a Lega e 5Stelle. Il mio giudizio resta quindi nettamente negativo. Quindi in cda non ho sostenuto con il mio voto le nomine proposte da Salini per i modi, i contenuti, i percorsi di scelta, la mancanza di trasparenza, l'assenza totale di interlocuzione con l'amministratore delegato, la fumosità nelle procedure, i pasticci incomprensibili".
La Borioni ha spiegato di essersi astenuta “solo per il profondo rispetto, professionale e umano, che nutro nei confronti di alcuni dei nomi proposti” ma ciò non significa che il gesto sia “un atto di indulgenza rispetto ad un governo dell’azienda che ritengo gravemente deficitario sotto ogni punto di vista".
Il parere del cda non era vincolante in quanto non trattava le nomine dell'area
informazione e, quindi, le testate giornalistiche della tv e della radio. La questione più che altro era politica in quanto il Pd pretendeva un riequilibrio degli assetti televisivi che non erano cambiati con il nuovo governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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