Forse, dal 18 maggio, sarà possibile rivedere gli amici. E da giugno potrebbero essere aperti i confini tra le Regioni. Sul tavolo del governo ci sono anche queste due decisioni da prendere. Ma la riapertura è legata a 21 indicatori, contenuti nel decreto del 30 aprile, che terranno sotto controllo l'andamento della situazione di emergenza legata al nuovo coronavirus.
I prossimi passi della riapertura
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, non si sbilancia in merito alla possibilità di rivedere i propri amici, a partire dal 18 maggio: "Solo da giovedì si potrà dire cosa è accaduto dopo il 4 maggio, l'auspicio del governo è quello di restituire massima libertà ai cittadini, ferme restando le misure di distanziamento sociale", ha spiegato Speranza a Di Martedì, su La7. Lunedì è atteso "un passo avanti" sull'allentamento delle misure di contenimento e a giugno potrebbe arrivare il via libera agli spostamenti tra regioni. "Penso che dal primo giugno ci sarà possibilità di spostarsi da una regione all'altra- ha rivelato il viceministro della Salute, Perpaolo Sileri, intervenuto a Circo Massimo, trasmissione di Radio Capital- E secondo me sarà possibile muoversi anche dalla Lombardia". "Ovviamente- ha precisato il viceministro- non posso garantire oggi la libertà del movimento fra diverse Regioni, perché è un momento di osservazione, è una fase 2 molto iniziale e ci sono 12 regioni che hanno meno di 12 infetti". Cautela, quindi, prima di una riapertura più ampia: "È come se all'Italia fosse stata data una lettera di dimissioni dopo una brutta malattia: bisogna aspettare queste due settimane e vedere come va. Noi dobbiamo essere pronti a non farci prendere alle spalle da eventuali altri contagi". Per questo, è necessario monitorare la situazione in Italia, sulla base di 21 cavilli, che il governo ha indicato nel decreto dello scorso 30 aprile. Sono tre i macrocriteri, che contengono i 21 indicatori da tenere d'occhio: capacità di monitoraggio, capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti e stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari.
I 21 indicatori per monitorare i rischi
Per monitorare i contagi e classificare il livello di rischio di una regione, così da modificare eventualmente le azioni messe in atto per la ripresa, sono stati messi a punto alcuni indicatori da tenere sotto controllo. In questo modo, spiega il decreto, si punta a "realizzare nel modo più corretto possibile una classificazione rapida del rischio". Ogni macrocriterio contiene degli specifici indicatori.
Per quanto riguarda la capacità di monitoraggio, andranno tenuti sotto controllo:
- Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
- Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
- Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
- Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
- Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).
- Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale).
Altri indicatori riguardano, invece, la capacità di diagnosticare la malattia e gestire gli eventuali contagiati. Per questo, il governo valuterà:
- Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il "re-testing" degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.
- Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.
- Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).
- Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracking.
- Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.
- Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata ima regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.
Infine, gli ultimi nove indicatori riguardano la tenuta dei servizi sanitari:
- Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.
- Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).
- Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana (opzionale).
- Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata COVID-19 per giorno.
- Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).
- Numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.
- Numero di accessi al PS con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a COVID-19 (opzionale).
- Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti COVID-19.
- Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19
Per ogni criterio è fissata una soglia, oltre la quale scatta l'allerta, che permetterà una valutazione del rischio nazionale e regionale, per decidere se rivedere le misure adottate. Per esempio, la percentuale dei tamponi positivi deve essere in diminuzione, mentre i giorni trascorsi dai sintomi alla diagnosi non devono superare i 5. Nelle Regioni deve registrarsi un mancato aumento di nuovi focolai: in caso contrario, soprattutto se si tratta di focolai nelle Rsa, scatta l'allerta.
Monitorati anche gli accessi al pronto soccorso, che devono mantenersi stabili o in diminuzione nell'80% dei Ps della Regione e in caso vi fossero accessi compatibili con sintomi da Covid-19 nel 50% delle strutture sarà necessario valutare il rischi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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