È un anno che siamo chiusi in casa. Che non viviamo la nostra vita come eravamo soliti fare. La piccola parentesi della scorsa estate non è da considerare, visto che non tutti se la sono sentita di andare in vacanza. "Attento, potresti portare a casa il Covid e far morire tuo nonno". E chi è andato non se l'è goduta. Da quel 9 marzo 2020, quando Giuseppe Conte dichiarò che "l'Italia diventa zona protetta", a oggi non è cambiato nulla. Siamo sempre reclusi. Niente sport, niente aperitivi, niente cene, niente viaggi, poco lavoro. Niente che possa avere solo minimamente il gusto della normalità.
In questo anno, tutto è cambiato. Ma anche noi siamo cambiati. Siamo diffidenti, asociali, timorosi, subito pronti a fare le sentinelle per segnalare movimenti sospetti. Non siamo più noi. L'italiano chiacchierone davanti a un buon bicchiere di vino si è estinto. Perché? Perché ci hanno terrorizzati. "Se esci, il nonno muore". La solfa è sempre la stessa. Per carità, non stiamo di certo con quei pazzi scatenati che negano l'esistenza del Covid e della morte. Stiamo, però, con quelli che vedono in tutte queste chiusure grandi limiti e ripercussioni.
Dopo questa breve premessa che purtroppo accomuna tutti noi, vorrei andare a un caso privato che mi ha fatto riflettere. Preciso: non sarà questa la sede nella quale affronterò alcuni problemi (da quello economico a quello psicologico). Vorrei limitarmi a dire che anche le relazioni sono cambiate.
Partiamo dalle basi. Chi è sposato in questo anno ha capito due cose: o si ritiene fortunato di poter condividere più tempo con la propria dolce metà o si è rotto le palle ed è pronto al divorzio. Sicuramente, non è mai rimasto solo e ha avuto parecchie occasioni per parlare. Se poi aggiungiamo i figli... la noia - in teoria - scompare. Chi è single, invece, si trova davanti a qualche problema in più. Come può conoscere gente nuova se è costretto a vivere dentro quattro mura? E se esce di casa per - che so - andare a comprare un pezzo di pane, come fa a capire che quella è la sua anima gemella? Siamo bardati da capo a piedi. Le mascherine ci lasciano fuori solo gli occhi. Se poi sono tutte come me che se ne fregano del trucco... siamo proprio da buttare. (Si scherza: femministe, non partite in quarta. Dio ce ne scampi). Ma mettiamo pure il caso di essere fortunati e rimaniamo colpiti da qualcuno. Non ci possiamo nemmeno parlare, sia mai che le mascherine che indossiamo facciano parte di quel lotto contraffatto che non filtra abbastanza. E poi non si può stare in giro a bighellonare: siamo in zona rossa. Gli assembramenti, dove li lasciamo?
Così il single disperato, oltre a stare in casa a parlare con i suoi animali domestici (se li ha), sbarca nel mondo virtuale. I social di incontri sono stati spesso snobbati. Da me in primis. O, addirittura, discriminati. Mi spiego. Se provi a dire a un'amica "ho conosciuto Tizio su Badoo, ho voglia di vederlo", è probabile che ti prenda per il culo da qui all'eternità. Il motivo? In rete trovi tanti soggetti "particolari" che dal vivo schivi sagacemente. Da quello che vuole portarti a fare trekking o la "lotta sul prato a due metri di distanza" (non parlo per sentito dire, ma perché mi è stato proposto) a quello che partirebbe da Napoli per vederti "nonostante ci sia il lockdown". Ma c'è anche quello che vuole diventare tuo servo (e ti pagherebbe pure), chi ti vuole legare (oh, son fisse pure queste) e chi vuole parlare per provare a costruire qualcosa. Sì, avete letto bene. Esiste gente sola che ha bisogno di comunicare, di conoscere persone nuove con cui condividere questo momento drammatico. Se prima questi social venivano usati più per evadere dalla quotidianità, da un anno a questa parte sono routine.
Mi è capitato di entrare in questi "mondi" per cercare gente sconosciuta con cui scambiare opinioni. Non faccio l'ipocrita e lo dichiaro fin subito: personalmente, per iniziare, l'occhio vuole la sua parte ma serve anche la testa. Perché se sei il classico belloccio, mi scrivi "come stai?" ma non azzecchi manco a pagarlo oro un congiuntivo, stai sereno che la scintilla non scatta. Ma a volte capita anche che in sette messaggi capisci che il cervello scavalca l'aspetto estetico. E quindi, chissenefrega se quel tizio non è proprio come lo avresti voluto. Mi piace come ragiona, vado avanti a parlarci. Voglio conoscerlo. Sì, ma come? Non sono più abituata a comunicare per broccolare. Non so cosa dire, quanto farmi sentire, quante e quali domande fare. Tutto è si è trasformato in un grosso punto interrogativo. Un'amica mi ha consigliato di non fare troppo la bacchettona che le cose arrivano solo se non le cerchi. Lei ne è un esempio. Si è iscritta a uno dei tanti social di incontri presenti sulla piazza e ora è felice: ha conosciuto una persona che la fa stare bene. Fortunata lei! Io sono al milionesimo tentativo, ma non funziona.
In questi mesi, sono venuta a contatto (virtuale) con diverse persone. Uomini e donne più o meno adulte. E ho notato che tutti avevano bisogno di scambiare quattro battute. Se poi si riusciva a organizzare qualcosa in più... ben venga (a me non è mai successo, ma so che qualcuno - nei pochi momenti di giallo/bianco - è riuscito nell'impresa titanica). Però, la base di tutto è sempre stata la comunicazione. Perché - pensiamoci - in piena pandemia con chi parliamo? Con chi già conosciamo, che siano amici, colleghi, ex, mariti, mogli, fidanzati etc sono già persone che abbiamo avuto la fortuna (o sfortuna) di aver visto di persona. Ora non ci si può muovere, i ristoranti e i bar sono chiusi, la movida non esiste, i punti di ritrovo sono morti. Che si fa? Si usano i social. Poi, poco importa se le parole non si concretizzano (certo, sarebbe auspicabile provare un interesse tale da voler vedere - prima o poi - quel soggetto) ma adesso (forse più di prima) le persone hanno bisogno di conoscersi. Stanno provando a vivere una vita normale trasferita in un mondo virtuale che però non è quello reale.
E dopo aver chattato con sconosciuti per mesi - siano benedetti i social altrimenti i miei cani mi avrebbero abbandonata - posso dirlo: nessuna realtà virtuale potrà mai sostituire l'emozione del primo incontro. Davanti a un buon bicchiere di vino. Mi rifiuto di credere che, arrivata a quasi 28 anni, io debba trovare un compagno di avventure sui social e che lì sia destinato a restare. E mi rifiuto di credere che solo grazie a questo escamotage io possa entrare in contatto con nuove persone. Mi rifiuto di pensare che per rimorchiare io debba andare su internet.
Ah, dimenticavo. Fra le varie chat mi è anche capitato di parlare con uomini e scoprire successivamente che sono sposati. Finché erano quattro chiacchiere no problem, quando iniziavano a cercare altro provavo un po' di ribrezzo e li eliminavo. Il peggiore è stato: "Mia moglie sta dormendo qui vicino a me. Ti va se messaggiamo?". E qui non è questione di essere bacchettone, ma di dimostrare come i coglioni siano ovunque. Sui social e nella vita reale. Ma preferiscono di gran lunga mandarli a quel paese dal vivo che con una semplice parolina in un messaggio.
Quindi, vi prego: ridateci gli incontri in carne e ossa. Noi disperati single ne abbiamo tremendamente bisogno.
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