Il Papa adesso è in "trappola": ecco cosa ha fermato Bergoglio

I progressisti spingono per le riforme, mentre i conservatori tifano Trump e sovranisti: papa Francesco alla prova delle pressioni delle correnti interne

Il Papa adesso è in "trappola": ecco cosa ha fermato Bergoglio

Il dibattito è aperto sin dai tempi del lockdown, ma già da prima ci si chiedeva quale fosse il futuro della "Chiesa in uscita", la Chiesa cattolica promossa da papa Francesco.

I progressisti non hanno smesso di sperare che il futuro sia quello che si sono sempre augurati. Un avvenire riformistico, dove modificare la dottrina non rappresenti un tabù. Perché il mondo che cambia necessita di adattamenti. La convinzione dei conservatori - come noto - è quella opposta. Le cronache dei retroscenisti raccontano di come Jorge Mario Bergoglio fosse stato eletto con questo presupposto: dare il la alla riforma. Quella a cui Ratzinger, in fin dei conti, non era stato disposto. Ma sono mesi ormai che alcuni media si soffermano su come si sia arrestata quella che la Civiltà Cattolica ha chiamato "spinta propulsiva". La rivista diretta da padre Antonio Spadaro - quella no - non pensa affatto che il papato sia oggetto di un "tramonto", come ha invece titolato IlFoglio.

Quando ha salutato per la prima volta il suo successore, Benedetto XVI ha consegnato nelle mani del nuovo pontefice un dossier, un'inchiesta portata avanti da tre cardinali, dopo gli scandali che hanno animato quella stagione. Parliamo degli scandali curiali. Ecco, non abbiamo mai saputo quali conclusioni avessero tratto i tre cardinali individuati ai tempi da Benedetto XVI per l'indagine interna. E non sappiamo, quindi, se Francesco sia intervenuto o meno. Questo è solo un elemento. Si è spesso sollevato il tema della Costituzione apostolica, quella cui sta lavorando il C9 e che dovrebbe fornire nuovo impulso alle regole della gerarchia ecclesiastica, ma per ora niente. Il "fronte tradizionale" che all'inizio ha sperato che Bergoglio continuasse ad operare per quello che Ratzinger non era riuscito a concretizzare pensa che una "spinta propulsiva" non sia mai esistita, e che molte delle aspettative siano derivate dalla comunicazione. La mediaticità, insomma, avrebbe ingannato. Ma i tradizionalisti - si sa - sono di parte in questa storia.

Dal punto di vista dei progressisti le cose non cambiano poi molto: le aperture di Bergoglio, a conti fatti, sono state mezze aperture. Almeno secondo i parametri della sinistra ecclesiastica. Francesco non ha aperto ai preti sposati, alle diaconesse, alla Messa ecumenica, alla teoria gender, alla revisione in senso relativista della piattaforma bioetica, alla laicizzazione della gestione ecclesiale, alla protestantizzazione del rito e così via. Le aperture, quelle che hanno contraddistinto questi primi sette anni di pontificato, hanno riguardato altri tavoli, come quello diplomatico o quello appunto mediatico-comunicativo. Chi pensava che, con Francesco, la Chiesa avrebbe occupato in modo diverso il terreno culturale dell'ortodossia dottrinale si è ritrovato un vescovo di Roma ecologista sì, ma non disposto alla rivoluzione in senso stretto. Progressisti per antonomasia sono i tedeschi, che hanno organizzato un "Sinodo" apposito per tentare di approvare le modifiche sostanziali su cui Roma non vuole cedere. Una bella spia di come neppure i progressisti, in fin dei conti, stiano esultando troppo per l'andazzo.

Sono emersi così due fronti: quello conservatore, che ritiene quanto fatto da Bergoglio troppo a sinistra per non essere criticato; quello progressista, che ritiene quanto fatto da Bergoglio troppo poco di sinistra per non provare a fare qualcosa di più. Sono semplificazioni che in Vaticano non piacciono, perché riducono la Chiesa, che è di Dio, ad un contesto politico, ma il senso di quello che sta accadendo tra le mura leonine ed altrove in questi ultimi mesi andrà pur semplificato in qualche modo. E ognuno dei due fronti preme.

Se la Chiesa teutonica continua imperterrita nella sua marcia autocefala, la parte conservatrice, in chiara contrapposizione con le indicazioni date dal pontefice in questi sette anni, organizza rosari per Donald Trump. In mezzo ai due fuochi, risiede il vertice supremo della Chiesa cattolica.

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