La procura di Pescara ha aperto un nuovo fascicolo di indagine, legato alla strage dell'hotel Rigopiano del 18 gennaio del 2017, quando 29 persone persero la vita a causa di una valanga che investì il resort. Ora, 7 persone hanno ricevuto altrettanti avvisi di garanzia: dovranno rispondere di frode in processo penale e depistaggio.
L'accusa è quella di aver occultato il brogliaccio delle telefonate giunte al centralino della prefettura il giorno del disastro. Infatti, alle 11.38 della mattina del 18 gennaio, il cameriere dell'hotel Rigopiano, Gabriele D'Angelo, aveva chiamato il centro di coordinamento soccorsi della prefettura, per chiedere aiuto per gli ospiti e i dipendenti, rimasti bloccati nell'hotel a causa della neve. Nessuno si fece carico di quella richiesta e, cinque ore dopo quella chiamata, una valanga travolse la stuttura, uccidendo D'Angelo e altre 28 persone. Secondo gli inquirenti, il brogliaccio contenente quella telefonata sarebbe stato volutamente nascosto a chi indagava. Nel fascicolo della nuova inchiesta sono stati iscritti l'ex prefetto Francesco Provolo, gli allora vice prefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia e i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva.
Il fascicolo sul presunto depistaggio si aggiunge all'inchiesta principale, che vede indagate 24 persone, accusate di vari reati, dall'abuso edilizio, al disastro e all'omicidio colposo.
L'inchiesta principale è divisa in tre filoni: da una parte la posizione dell'albergo, costruito in una zona "esposta a forte pericolo di valanghe", dall'altra l'emergenza neve che non venne affrontata nel modo dovuto e, infine, la Carta di localizzazione dei pericoli valanghe, che non divenne mai effettiva, nonostante fosse stata approvata nel 1992.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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