Rigore negato a Lazio-Torino: a processo gli arbitri del match

Un gruppo di tifosi laziali ha chiesto un risarcimento contro gli arbitri Piero Giacomelli della Sezione di Trieste e Marco Di Bello della Sezione di Brindisi

Rigore negato a Lazio-Torino: a processo gli arbitri del match

La rischiesta di un gruppo di tifosi biancocelesti che hanno chiesto un risarcimento danni ai "signori Piero Giacomelli della Sezione di Trieste e Marco Di Bello della Sezione di Brindisi, rispettivamente quali direttore di gara e Video Assistance Referee (Var)" durante la partita tra Lazio e Torino rischia di riscrevere la storia tra arbitri e tifoserie.

Il caso

Il giudice - come scrive Il Tempo - il prossimo 26 giugno ascolterà Giacomelli che rischia di dover risarcire l'intera tifoseria. Il tutto nasce da un rigore non concesso a Immobile e dalla richiesta ai dei due arbitri di una negoziazione assistita. Nessuna risposta arriva allo studio Previti che segue il caso. E così 11 tifosi sono passati ai fatti citando in giudizio Giacomelli e Di Bello. Non ultrà, non fanatici, semplicemente "appassionati della squadra di calcio S.S. Lazio" che hanno assistito "in data 11 dicembre 2017 all' incontro Lazio -Torino".

Negli atti si legge: "Al minuto 43:10 del primo tempo di gioco, quando le squadre erano ancora ferme sul risultato parziale di 0-0, il signor Giacomelli non sanzionava, con il calcio di rigore in favore della Lazio, un evidente tocco con la mano, dentro la propria area di rigore, del calciatore del Torino Iago Falque". Ma andiamo avanti. "L' azione proseguiva - scrivono gli avvocati Stefano Previti e Flaviano Sanzari - con il calciatore della Lazio Milinkovic Savic che serviva il compagno di squadra Immobile in area, il quale si liberava e colpiva il palo. Il giocatore del Torino Nicolàs Andrès Burdisso, senza alcun apparente motivo, si avvicinava con atteggiamento minaccioso ad Immobile, tentando di colpirlo con una testata e l'altro, al fine di evitare il contatto fisico, lo urtava con la propria spalla destra".

Entra in gioco la Var, ma l'unico a rimetterci è Immobile che viene espulso. Dettaglio non da poco perché come scrivono i legali dei laziali, il cartellino rosso avrebbe alterato "il regolare corso del gioco" e avrebbe causato ai denuncianti "frustrazione e rabbia derivanti dall' ver partecipato, inermi, alla ingiusta penalizzazione della propria squadra". Si tratta di "titolari di una specifica situazione giuridica soggettiva che trova origine nel titolo rap presentato dal biglietto della partita o dal contratto con la pay tv". Secondo i biancocelesti gli arbitri del match avrebbero "leso proprio la suddetta situazione giuridica di cui gli attori sono titolari sia in violazione del legame, per così dire, da 'contatto sociale' sussistente fra gli arbitri e gli spettatori della gara da essi diretta, sia in ogni caso in violazione del principio del neminem laedere".

In sostanza: essendo i direttori di gara "tra i principali attori di un vero e proprio spettacolo sportivo che coinvolge, oltre che enormi interessi economici, la passione di chi, pagando un biglietto o un abbonamento alla pay tv, si aspetta di assistere ad un evento degno di tale spettacolo". Il danno sarebbe quantificabile a 600 euro.

Previti da Il Tempo sottolinea che c'è "la speranza che questa iniziativa contribuisca a rafforzare principio di responsabilità in maniera arbitrale". E ancora: "Questa è un'iniziativa importante, al di là del fatto che vengono contestati casi specifici che sono stati clamorosi e hanno un qualcosa in più rispetto ai classici errori arbitrali".

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