Fino a pochi mesi fa era un evento rarissimo: con l'avvento di Omicron e della sua subvariante, Omicron 2, chi si è infettato in precedenza al virus corre il rischio di una seconda infezione. "Mai vista una cosa del genere", ha affermato a Repubblica un medico di famiglia di Ostia, Marcello Pili, che ha raccontato di alcuni pazienti che hanno ripreso il Covid per la seconda volta in due mesi. "Mi arrivano chiamate di persone che sono guarite a gennaio e ora sono di nuovo positive", ha aggiunto.
Qual è il rischio di reinfezione
Come abbiamo visto sul Giornale.it, fino a quando la variante Delta era dominante, soltanto in rare occasioni si erano verificate reinfezioni in chi avesse contratto il Covid da una variante precedente. Con Omicron la situazione è cambiata, un alto di persone si sono infettate due volte sempre con lo stesso nel giro di brevissimo tempo. I dati settimanali dell'Istituto Superiore di Sanità dicono che, negli utlimi sette giorni, i casi segnalati sono stato il 3.2% del totale, il 3,3% la settimana precedente. "L'analisi del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021, quando ha iniziato a diffondersi la variante Omicron, evidenzia un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione", affermano dall'Iss.
Chi rischia maggiormente
Gli esperti spiegano che coloro i quali sono maggiormente esposti al "doppio Covid" sono i soggetti che hanno contratto il virus "da oltre 210 giorni", ossia sette mesi. Inoltre, rischiano maggiormente i no vax o quelli vaccinati soltanto con una dose da più di quattro mesi (120 giorni) rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni. L'idenkit di chi si reinfetta è particolare: si tratta delle donne, in particolar modo le docenti che lavorano in ambienti scolastici dove la circolazione del virus rimane ancora sostenuta. Oltre a loro, rischiano anche le fasce d'età più giovani rispetto alle persone con prima diagnosi di età compresa fra i 50-59 anni. "Verosimilmente, il maggior rischio di reinfezione nelle fasce di età più giovani è attribuibile a comportamenti ed esposizioni a maggior rischio, rispetto alle fasce d'età superiore ai 60 anni", affermano dall'Iss.
Le possibili cause
Perché proprio sette mesi? Gli studiosi hanno spiegato più volte che dopo sei mesi dal contagio naturale le difese anticorpali si abbassano, e lo stesso accade con la vaccinazione: ecco il perché dell'importanza del booster che, anche se non blocca del tutto il contagio, blocca del tutto forme gravi di malattia tant'é che la situazione ospedaliera italiana continua a rimanere piuttosto tranquilla
nonostante la nuova impennata dei casi. Oltre alle donne e ai non vaccinati, sono molto alte anche le renfezioni tra gli operatori sanitari: il mese scorso si sono registrati oltre 4mila casi a fronte di 37mila prime diagnosi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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