Uno scandalo datato che sta emergendo soltanto ora per via dell'avvio della fase processuale: il Vaticano è interessato da un'altra vicenda legata a presunti abusi sessuali.
Ad essere stato accusato, in questa circostanza, è uno degli alti ecclesiastici della segreteria di Stato del pontificato di Benedetto XVI: Christoph Kühn. Joseph Ratzinger ha rinunciato al soglio di Pietro più di sette anni fa per via delle sue condizioni di salute e per l'avanzare dell'età, ma nel corso di questi anni sono state presentate ricostruzioni centrate pure sulla continua insorgenza di scandali: sarebbe stato un elemento utile a convincere il teologo tedesco della bontà della scelta "dimissionaria". Se non altro perché Ratzinger non avrebbe avuto la forza di fare fronte alle vicissitudini interne alla Santa Sede. E forse è per questo che le notizie su Kühn, in queste ore, stanno occupando le cronache vaticane. Il processo avrà inizio nel corso della giornata di domani.
L'alto prelato Christoph Kühn avrebbe perpetrato abusi sessuali ai danni di altri consacrati all'interno delle mura leonine. Questa è la sintesi di quanto esposto dall'accusa. Non solo: l'alto ecclesiastico avrebbe agito all'interno dei palazzi sacri. Stando a quanto si legge sul blog del vaticanista Aldo Maria Valli, che ha tradotto un articolo apparso su Lifesite News, la vicenda è contraddistinta da un presunto lassismo inchiestistico. Il Vaticano, insomma, avrebbe iniziato ad indagare in ritardo rispetto alla presentazione delle accuse: "Monsignor Florian Kolfhaus e un secondo denunciante - si apprende sulla fonte sopracitata - , un ex prete, affermano che Kühn li costrinse con la violenza ad atti sessuali masochistici. Kolfhaus presentò una prima denuncia contro Kühn in Vaticano nel 2006. Testimoniò che l’abuso avvenne all’interno degli uffici della Segreteria di Stato, nonché all’interno di Casa Santa Marta, residenza dei prelati vaticani. Ma sembra che nessuna indagine formale sia stata avviata fino al 2019, nonostante il 3 luglio 2006 sia stata presentata ai superiori della Segreteria di Stato la Relazione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, delegato per le Rappresentanze pontificie". L'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò - lo stesso che ha chiesto le dimissioni di papa Francesco in relazione allo scandalo sull'ex cardinale Theodore McCarrick - era quindi intervenuto anche sulla vicenda di Christoph Kühn. Ma la Santa Sede avrebbe preso provvedimenti anni dopo.
Nel frattempo, alcuni quotidiani tedeschi, parlando del caso dell'ex funzionario della segreteria di Stato, hanno ripescato dal dimenticatoio l'espressione "lobby gay". Durante il suo pontificato, Joseph Ratzinger aveva in qualche modo ammesso l'esistenza di un apparato lobbystico, aggiungendo di essere riuscito a scardinarlo. Ma questa vicenda processuale potrebbe dimostrare il contrario. Possibile bufera in arrivo, dunque, per via di una fase processuale che avrà luogo in Baviera a partire dalla giornata di domani e che potrebbe far tornare d'attualità quanto accaduto tra le mura leonine durante il regno di Benedetto XVI. A condire il quadro, c'è l'accusa di "atti masochisti". Quelli a cui l'alto ecclesiastico avrebbe costretto coloro che oggi hanno segnalato il presunto quadro.
Quando si è dimesso dal soglio di Pietro, Joseph Ratzinger ha consegnato nelle mani del suo successore una relazione, una vera e propria inchiesta, portata avanti da tre cardinali che Benedetto XVI aveva
individuato per lo scopo di far emergere più problemi possibili. All'epoca, si era ipotizzato di come in quel testo fosse presente più di una indicazione sul da farsi sulla cosiddetta "lobby gay", ma non se n'è più parlato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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