Basta un attimo, una parola o un gesto e la vita di ognuno di noi può prendere direzioni inaspettate e, a volte, drammatiche. Un po’ come accaduto a Emanuele Crestini, il sindaco-eroe di Rocca di Papa morto nell'esplosione del palazzo comunale mentre tentava di mettere in salvo le altre persone presenti nell’edificio.
Il coraggioso primo cittadino, durante il suo ricovero in ospedale, ha chiesto a Veronica Cetroni, la sua fidanzata, di sposarlo una volta che la situazione si sarebbe normalizzata. A raccontarlo è la stessa giovane, compagna da sette anni di Emanuele, in un'intervista a Il Messaggero.
"Emanuele aveva inalato troppo fumo tossico nei suoi polmoni perché invece di scappare via era risalito sopra ai piani più alti per dire a tutti di uscire e mettersi in salvo. Lui era fatto così, pensava sempre agli altri, era buono e generoso. Sulla barella d’ospedale mi ha chiesto di sposarlo".
La donna ha ricordato che "al policlinico di Tor Vergata, mi è passato davanti su una barella. Mi ha stretto la mano e mi ha chiesto: 'Quando esco di qua, mi vuoi sposare?' e io, naturalmente, gli ho risposto 'sì amore'. Pensava ce l'avrebbe fatta".
Il cuore impavido e generoso di Emanuele, però, non ha resistito alle gravi ferite riportate nell’incendio. "Tutti, a Rocca di Papa, eravamo convinti che ce l'avrebbe fatta. Quella maledetta mattina è stato lui a chiamarmi al telefono. 'Sono al policlinico di Tor Vergata, corri', mi diceva. Stavo lavorando in studio, all’Eur, sono salita in macchina e ho attraversato mezza città col cuore in gola. Tutti mi bombardavano di chiamate e mentre andavo realizzavo che c’era stata l’esplosione, il Comune sventrato, i feriti. Ma Emanuele lo avevo sentito al telefono, non pensavo fosse così grave. E con lui ci ho parlato, con i medici e le infermiere scherzava, si è voluto fare anche dei selfie con loro. Lui era sempre allegro, non si arrabbiava mai, mai cupo, pensava sempre al meglio", ha raccontato ancora Veronica.
Sembrava che la situazione stesse volgendo al meglio ma le sue condizioni sono, poi, precipitate: "L’ho rivisto e ci ho parlato anche quando è stato trasferito nel reparto Grandi Ustionati del Sant’Eugenio. Abbiamo passato tutti questi giorni con i familiari e gli amici, lì fuori ad aspettare che si risvegliasse. Il grado delle ustioni era sceso al secondo e questo ci faceva ben sperare. Ma aveva respirato troppo fumo e i polmoni, alla fine, non hanno retto".
Il prossimo lunedì, Emanuele avrebbe compiuto 47 anni.
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