È il rovistaggio l'attività principale dei migranti ospiti del centro di accoglienza di via Giorgio Grappelli a Ponte di Nona, nella periferia Est della Capitale.
A denunciarlo sono i residenti del quartiere, che sempre più spesso si ritrovano con i cassonetti passati al setaccio dai migranti nel tentativo di recuperare oggetti da vendere nei mercatini nella zona. Un sistema mutuato dai nomadi, che ha conquistato anche i rifugiati, che trovano in questa occupazione una fonte di guadagno. Si tratta di una prassi che va avanti dallo scorso novembre e che prosegue anche ora che siamo in piena estate. "Lo scorso autunno abbiamo iniziato a ricevere segnalazioni da parte dei cittadini e così abbiamo deciso di seguire alcuni dei migranti - racconta Franco Pirina, presidente del comitato di quartiere Caop Ponte di Nona - scoprendo che la merce raccolta nei cassonetti veniva rivenduta nel mercatino dell'usato che si trova all'incrocio tra via Prenestina e via Palmiro Togliatti".
"Ma la cosa più inquietante è che i rifiuti raccolti all'interno degli zaini vengono trasportati e selezionati all'interno dell'ex Hotel Roma Est, sede del centro di accoglienza che ospita attualmente 27 rifugiati", denuncia Pirina che, assieme ad altri residenti a novembre ha sporto denuncia alla Polizia Locale e ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica. E nel quartiere ormai si parla di una vera e propria emergenza sanitaria all'interno del centro Sprar. "Non sappiamo quali siano le reali condizioni igieniche all'interno, ma sta di fatto che le cooperative dovrebbero coinvolgere i rifugiati in programmi di inclusione culturale e lavorativa e non lasciarli allo sbando", attacca il presidente del Caop.
Bocche cucite nella struttura al centro delle polemiche, il centro Sprar di via Grappelli, gestito dalla cooperativa Abc, una di quelle che facevano capo a Salvatore Buzzi, finita nel mirino dell'inchiesta Mafia Capitale e dissequestrata lo scorso aprile. Le operatrici di turno non vogliono rilasciare dichiarazioni sulla vicenda senza l'autorizzazione della presidenza. Proviamo, quindi, a contattare la sede legale ma non c'è nessuno disposto a parlare con noi.
"Da parte nostra speriamo che la magistratura faccia il suo corso, non è possibile che da quasi un anno la situazione sia rimasta la stessa", denuncia Franco Pirina. Di certo c'è che l'integrazione, in questa periferia della Capitale, resta ancora un miraggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.