Si potrebbe paragonarli ai Guerrieri della Notte. Sono loro i residenti di Ponte di Nona, periferia est di Roma che da tre anni hanno formato un gruppo di 13 volontari e ogni notte, percorrono fino a 60 chilometri in perlustrazione di quello che ormai è diventato un quartiere ad alto indice di criminalità. Molto spesso le loro ronde si protraggono fino alle prime luci dell’alba. Esistono da anni e alla loro guida c’è Franco Pirina, il numero uno della Caop (Coordinamento azioni operative Ponte di Nona).
Un telefono cellulare e un navigatore sono i loro unici mezzi che li accompagnano nelle zone più a rischio.
La loro prima regola è non agire, neanche davanti ad una rissa. Se notano qualcosa di sospetto avvisano immediatamente le forze dell’ordine con cui ormai si coordinano da tempo. Furti, scippi, spaccio sono all’ordine del giorno in questo quartiere ormai dimenticato. E per quanto assurdo possa sembrare la sicurezza di questa zona, è affidata a loro, a dei normali cittadini che per far fronte alla criminalità organizzata sono scesi in prima linea. Grazie a questi vigilantes volontari, in tre anni, da quando hanno deciso di rispondere in questo modo alla criminalità sempre più crescente, i furti sono calati del 20%. Persino gli altri quartieri si stanno organizzando come loro. Le accuse razziste che vengono rivolte a questo gruppo sono quindi del tutto infondate, quanto ingiustificate.
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