Tredici vetture, tre autorimesse, due abitazioni ed un terreno: questo è il tesoro che la Guardia di Finanza di Rovigo ha confiscato ad una famiglia di nomadi che si dichiaravano da sempre nullatenenti. Le fiamme gialle hanno così eseguito un decreto emesso dal Tribunale di Venezia, Sezione distrettuale misure di prevenzione.
Secondo quanto riportato dal quotidiano locale La voce di Rovigo i militari tenevano d'occhio da diverso tempo la famiglia rom, composta da 10 persone, poichè quasi tutti i componenti il nucleo familiare risultavano essere pluripregiudicati con una sfilza di reati anche piuttosto seri quali furti, rapine aggravate e violenze fisiche.
I 10 nomadi, tutti radicati nel comune di Canaro, piccolo comune della provincia di Rovigo, erano stati segnalati dalla Prefettura del capoluogo veneto quali persone di possibile turbativa sociale alla comunità locale. Pertanto erano scattati, a cura dei finanzieri della Sezione Mobile del Nucleo di Polizia
Economico-finanziaria, "gli accertamenti finalizzati alla richiesta di applicazione di misure di prevenzione patrimoniali le cui indagini, svolte sull’intero nucleo familiare, avevano fin da subito fatto emergere palesi e rilevanti incongruenze tra il valore dei beni posseduti ed i redditi dichiarati".
Al termine delle capillari indagini della Gdf, avvenute nell'ottobre dello scorso anno, alla Procura della Repubblica di Rovigo è stata fatta così pervenire la richiesta di sequestro dei beni, in ottemperanza alle normative antimafia. La questione è stata così trasferita al tribunale ordinario di Venezia, il quale non essendo riusciti i nomadi a dimostrare in alcun modo la legittima provenienza di tutti i loro beni, ha ordinato finalmente ai finanzieri di provvedere alla confisca degli stessi.
I rom, da parte loro, hanno provato inutilmente a giustificare la lecita provenienza di quel "tesoretto", sostenendo che uno di loro aveva avviato un'attività economica nel 2018 e che un altro componente della famiglia aveva ricevuto un indenizzo di circa 9mila euro a seguito di un incidente stradale. Questi due introiti naturalmente non sono stati minimamente sufficienti a giustificare in alcun modo il possesso di tutti quei beni.
E' stata la Gdf stessa, con una nota informativa, a rendere pubblici i dettagli di questa bella operazione, specificando fra le altre cose che "Il Tribunale ordinario di Venezia, in accoglimento alla predetta richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Rovigo e ritenendo fondati i presupposti di 'pericolosità sociale' in capo ai preposti, emetteva dapprima un decreto di
sequestro d’urgenza ed ora un provvedimento di confisca attraverso il quale i beni vengono definitivamente incamerati nel patrimonio dello Stato in quanto non è stata dimostrata la legittima provenienza degli stessi".
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