Compivano una serie di scorribande fra il Nord Italia e la Svizzera, razziando ogni oggetto di valore (soprattutto d'oro) che riuscivano a trovare nelle abitazioni "visitate" per poi rivenderli. Così facendo avrebbero messo in piedi un "giro" che fruttava loro decine e decine di migliaia di euro, ma non hanno fatto i conti con la polizia che aveva da tempo adocchiato alcuni indizi sospetti. E così sono stati fermati sei sinti (tre dei quali sono stati arrestati prima di rientrare in Italia) che dovranno rispondere in primis dell'accusa di furto.
L'operazione è stata conclusa nelle scorse ore in Toscana, a Lucca, ma l'attenzione degli inquirenti si era da tempo focalizzata su di loro. A partire dallo scorso inverno, quando i poliziotti notarono un cittadino lucchese che una volta a settimana si recava presso i compro oro locali per vendere oggetti aurei. Raggiunto un giorno dalle forze dell'ordine, l'uomo non avrebbe saputo fornire una spiegazione convincente circa la provenienza dei monili: il sospetto degli inquirenti è che li acquistasse proprio dai nomadi per poi rivenderli a sua volta, anche se non è detto che fosse a conoscenza del modo in cui questi ultimi se li procuravano (e l'inchiesta in corso dovrà far chiarezza anche su questo aspetto).
E da lì, è partito il vero e proprio lavoro della squadra mobile: collegando fra loro diversi furti in appartamento seganalti nella provincia di Lucca (fra il capoluogo e Capannori) e in quella pisana (San Giuliano Terme in prima battuta) con altre segnalazioni analoghe provenienti da alcune regioni del nord e dalla confederazione elvetica, il quadro è apparso più chiaro: le indagini hanno mostrato come l'oro di cui la persona indagata era in possesso fosse provento di furto. E secondo gli investigatori, gli autori sarebbero proprio i sei di etnia sinti: l''11 novembre 2021 il gruppo si era recata a Chur, in Svizzera, rubando in una casa vari preziosi (tra cui un orologio Omega di valore e quattro orecchini con diamanti).
E proprio in quella circostanza sono stati arrestati i primi tre membri della banda di sinti sospettati (trovati con la refurtiva prima del ritorno in Italia) mentre altri due sono finiti ai domiciliari a Lucca e sul sesto sarebbero in corso accertamenti.
Uno dei due, di ventidue anni, dovrà rispondere anche di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, visto che è stato trovato con settantacinque dosi di hashish e un casco probabilmente utilizzato durante gli atti predatori. L'indagine ad ogni modo sta proseguendo e il numero delle persone coinvolte potrebbe potenzialmente aumentare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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