Il vigile timbrava in mutande. "A Sanremo vogliono incastrarmi"

Il vigile prova a difendersi e lancia accuse. "Un errore giudiziario, un ingranaggio più grande di me"

Il vigile timbrava in mutande. "A Sanremo vogliono incastrarmi"

Lo hanno licenziato, insieme ad altri sei dipendenti assenteisti, pizzicato a timbrare il cartellino in mutande. Ma Alberto Muraglia, vigile dipendente del comune di Sanremo, non ci sta ad addossarsi colpe che non sente proprie e torna a parlare per giustificare quelle immagini che hanno fatto il giro dei quotidiani nazionali.

"In tutta la mia carriera sono stato costretto a timbrare in slip in sei occasioni", spiega in un'intervista a Repubblica Muraglia, che ricorda che si trattava sempre di "festivi, quando il mercato comunale è chiuso". E torna a dire che il motivo è in realtà semplice: "Il mio alloggio, dove vivo con la mia famiglia, il mio ufficio e la timbratrice sono nello stesso edificio".

E dunque la ragione per cui dice di essere stato costretto è che "c'era la necessità di stringere i tempi per la rimozione di veicoli che ostacolavano il posizionamento dei banchi del mercato" e spiega anche che in un caso, quando si correva la Milano-Sanremo, lo fece "per non attraversare casa bagnato fradicio".

Muraglia sostiene insomma di essere stato incastrato e prova anche a spiegare la ragione per cui i video mostrano la figlia e la moglie timbrare il suo cartellino. "Sono stato superficiale", confessa, ma aggiunge anche che in quelle occasioni era comunque presente e si era "attardato a chiudere pratiche d'ufficio".

Insomma, il vigile si ritiene un capro espiatorio. "Sono vittima di un errore giudiziario, sono finito dentro un ingranaggio più grande di me. Si, adesso pago io, ma non solo io. Lo ha scritto pure chi mi ha licenziato".

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