In Sardegna dovranno sfidare il mare per partorire, anche con la burrasca se è arrivato il momento.
I timori sono forti, perché sull'isola de La Maddalena, dove vivono appena 11mila abitanti, il nuovo piano della sanità prevede la chiusura del reparto di ostetricia, in ossequio alla disposizione secondo la quale tutti i punti nascita con meno di 500 parti l'anno devono essere soppressi. Senza nessuna deroga, da parte del ministro della salute Beatrice Lorenzin, per i piccoli centri ospedalieri.
Così chiuderà le sue porte il reparto di ostetricia dell'ospedale “Paolo Merlo” nato nel 1970 come centro di cura per le lunghe degenze e poi arricchito da altri reparti. Insomma un passo indietro figlio di scelte politiche discutibili che incidono sull'autonomia anche delle regioni a statuto speciale. Il 1970 è un anno importante in tal senso perché proprio quelle regioni ( quindi la Sardegna) entrano nel pieno delle loro funzioni in tema di responsabilità politica nella sanità. E l'istituzione dell'ospedale Merlo sembra un po' il simbolo di questa autonomia delle scelte.
Il punto è che con la chiusura di Ostetricia, il reparto più vicino per partorire sarà quello di Olbia a un'ora e 30 minuti di distanza, mare permettendo.
Così le preoccupazioni delle future mamme sono diventate concrete, temendo rischi per i tempi di attesa del parto.
“Sta alle Regioni dotare il territorio di centri efficienti” dichiara alla stampa il ministro Beatrice Lorenzin, "con ambulanze ed elicotteri e potenziare il personale assicurando un servizio 24 su 24". Peccato però, che il ministro della salute non faccia i conti con la realtà: la Sardegna è l'unica regione italiana senza elisoccorso e con i tagli per la spending review gli ospedali sono a corto di personale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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