Il Sarno in antichità fu adorato come un dio. Secondo gli storici di esso è “stata tramandata un'immagine di un vecchio con la barba, seminudo, disteso su un fianco e circondato da piante fluviali, in genere canne e papiri, nell'atto di reggere un vaso da cui sgorga acqua”.
Chi sa cosa penserebbero di noi e del nostro progresso, i popoli del passato, sapendo che oggi il Sarno è il fiume più inquinato d’Europa. Qualche artista contemporaneo si potrebbe divertire a creare un’immagine del Sarno, rappresentato come un anziano semi nudo, circondato da rifiuti di plastica, nell’atto di reggere un vaso da cui sgorgano acque putride piene di scarti di lavorazioni industriali e liquami fognari.
Una scena raccapricciante che racconta la realtà dei nostri giorni. Oggi, a causa degli sversamenti delle fogne, delle concerie eindustrie conserviere presenti lungo il corso del fiume e dei suoi affluenti, non esiste più alcuna forma di vita nel Sarno e l’acqua non può essere utilizzata perché pericolosa per la salute. Il fiume negli anni si è poi guadagnato il soprannome di “Rio Pomodoro”, perché le sue acque a volte diventano rosse per gli sversamenti dell’industria dei pelati. Una questione inaccettabile, perché l’industria agroalimentare e conciaria esiste in tantissimi paesi europei e in tutti, grazie alla tecnologia, vi sono processi di lavorazione poco impattanti con l’ambiente.
Il comitato ambientalista la “Grande Onda”, denuncia poi da tempo come “lungo il Sarno moltissimi paesi semplicemente non hanno un sistema fognario e sversano tutti i liquami in canali o nel fiume stesso. Anche quando ci sono i depuratori non vi sono però i collettori e i sistemi fognari a valle. Questi impianti funzionano solamente con i paesi collegati, mentre altri accanto scaricano tutto nel fiume o negli invasi. Un sistema a macchia di leopardo, denunciano, davvero drammatico. Secondo la “Grande Onda”, parlare di rilancio del turismo a Castellammare di Stabia dove il fiume sfocia o di costruzione di nuovi depuratori, rischia di essere una chimera se contemporaneamente non si risolve il problema dei paesi vesuviani dove non vi sono le fogne e i collettori.
Eppure in passato si aveva a cuore la pulizia del fiume. Dal momento che la valle degrada verso il mare con una pendenza bassissima, il Sarno accumula sedimenti con una velocità impressionante. Per questa ragione, fin dal Medio Evo, ricordano gli storici, “si ha notizia del fatto che le istituzioni, per impedire le esondazioni, provvedessero alla pulizia del fondo del corso d'acqua e alla rimozione della vegetazione, detta moglia, che si formava lungo gli argini. La pulizia era effettuata dalla Città di Sarno, ma con il concorso nella spesa delle Università di San Valentino, San Marzano, Striano e San Pietro di Scafati. L'operazione avveniva facendo scendere nelle acque del fiume una mandria di bufale che, con gli zoccoli, agitavano il limo sabbioso del fondale, facilitandone il trasporto verso valle da parte della corrente”.
Oggi i fondi europei potrebbero essere utilizzati per la costruzione del sistema fognario dei paesi vesuviani che ancora, incredibilmente, non lo hanno e di
nuovi depuratori. Eppure fino a oggi continuiamo a pagare multe all’Unione Europea per la mancata depurazione delle acque della Campania, invece di usare i soldi europei per risolvere il problema. Un vero miracolo italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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