Scandalo in Marina Militare: mazzette in cambio di pensioni d'oro

Pochi rischi, molti clienti e discreti introiti. Arrestati due sottufficiali della Marina Militare che in cambio di mazzette avrebbero alzato le pensioni di militari in pensione. Dieci gli indagati

Quando la corruzione colpisce lo Stato, in particolare chi deve difenderlo in prima linea, non è mai un buon segno. La Marina Militare entra nel mirino della Guardia di Finanza per delle mazzette in cambio di trattamenti pensionistici migliori rispetto a quelli previsti dall'Inps.

Al maresciallo Francesco Restivo e al sottoufficiale in congedo Umberto Pennestri è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Le accuse sono corruzione, truffa aggravata e nel caso di Restivo anche accesso abusivo ai sistemi informatici. Gli indagati sono 10, alcuni di questi ancora in servizio. Con l'esecuzione delle misure cautelari e l'acquisizione di nuova documentazione non viene escluso che il numero degli indagati possa salire nei prossimi giorni. A dare il via all'inchiesta è stata una frase sentita quasi per caso dai carabinieri della Marina Militare di Taranto. L'indagine è condotta dal pm Carlo Villani e dall'aggiunto Paolo Ielo. Al centro di tutto il sistema c'è il maresciallo Restivo il quale è in servizio presso la Marintendenza di Roma. È il capo del "nucleo di trattamento pensioni" e, stando ai pm, è un "personaggio spregiudicato" il quale nonostante fosse a conoscenza dell'indagine nei suoi confronti avrebbe comunque continuato ad agire come se nulla fosse accedendo abusivamente al sistema informatico dell'Inps.

Come scrive il Corriere la gip Francesca Ciranna ha dichiarato che "Restivo avvalendosi della collaborazione di Pennestri, suo ex collega di lavoro, aveva creato un collaudato sistema di frodi e corruzioni nell'ambito del quale, avvalendosi della sua posizione istituzionale, proponeva a militari prossimi al congedo o già in congedo le condotte fraudolente sopra descritte in cambio di denaro".

Il sistema

Pochi rischi, molti clienti e discreti introiti. Non è un caso se al vaglio degli inquirenti ci sono oltre 50 casi di militari ammaliati dalla possibilità di aumentare il proprio vitalizio. La truffa dovrebbe aggirarsi intorno al milione di euro. Il sistema è piuttosto complesso: i militari in procinto di andare in pensione o quelli già a casa venivano agganciati da Restivo e i suoi uomini. Gli indagati avrebbero proposto loro un trattamento pensionistico migliore in cambio di una cifra che variava dai 7 ai 10 mila euro. Qualora la trattativa fosse andata a buon fine, venivano trasmessi all'Inps documenti contabili falsi in cui risultava "un imponibile complessivo" diverso da quello reale che andava a incidere sia sul trattamento pensionistico, sia sulle buone uscite.

La parte più complicata di tutto il processo, stando alle intercettazioni, è stata il riscuotere il denaro. "Mi ha fatto arrivare a Campagnano, in una zona deserta, con l'auto di servizio tutti mi guardavano", brontola Restivo. Oppure, sempre lui: "Lui non si muove perché deve seguire la figlia malata, cosa ci posso fare?". Con Pennestri, suo collega, che risponde: "Per carità di Dio, però quello lo abbiamo fatto tornare più volte con il pullman con la moglie con il tumore, te lo sei scordato?".

Innumerevoli poi i riferimenti ai "caffè" da prendere, ossia le tangenti da recapitare.

A smascherare la manipolazione della banca dati sono stati gli specialisti del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle.

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