Scandalo sui conti del Vaticano, il Papa sapeva tutto dal 2013

Gianluigi Nuzzi, autore di Via Crucis: "Questo libro non è né contro né a favore del Papa perché quando si fa informazione non si è né a favore né contro qualcuno"

Scandalo sui conti del Vaticano, il Papa sapeva tutto dal 2013

I libri in uscita sugli scandali del Vaticano continuano a tenere banco, specie dopo il clamore derivato dagli arresti dei due "corvi" (o presunti tali, c'è un'inchiesta in corso) che operavano nella Santa Sede. Nelle prime pagine di "Via Crucis" Gianluigi Nuzzi parte con uno scoop: una lettera riservata al Papa che dà conto di quanto emerso nell’indagine sui dicasteri del Vaticano che Francesco aveva affidato alla Cosea, la Commissione referente nelle quale erano inseriti monsignor Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaoqui, arrestati pochi giorni fa. Dalla lettura incrociata dei volumi di Nuzzi e di Emiliano Fittipaldi hanno avuto, almeno in parte, le stesse fonti: un fatto che potrebbe apparire strano. C'è una sola certezza: i documenti relativi all’attività della commissione risalgono tutti al 2014. Si riferiscono, dunque, alla situazione che Papa Francesco (eletto il 13 marzo 2013) ha trovato e smascherato.

Le dimissioni di Benedetto XVI sono la chiave d'ingresso al libro di Nuzzi: "Tutti ci siamo chiesti - rivela il giornalista - se ci fossero altre verità sulle dimissioni di Ratzinger, che non erano emerse". Il 27 giungo 2013 il Papa ricevette un documento scritto dai revisori internazionali della prefettura. "In questo - ha spiegato Nuzzi - i revisori hanno segnalato al Papa una quasi totale assenza di trasparenza nei bilanci della Santa sede". Per questo motivo il pontefice decise di formare una commissione di inchiesta sullo Ior, l'Istituto opere religiose e un'altra commissione, la Cosea, che avrebbe indagato sulle finanze del Vaticano. "Queste due commissioni hanno lavorato in ausilio con diversi istituti internazionali, tra i quali Ernst&Young, (l'agenzia di consulenza per la quale ha lavorato per anni Francesca Chaouqui, ndr) per un totale di 70 consulenti che passano al setaccio i conti della Santa sede". L'obiettivo era fornire al Papa un quadro che gli permettesse di fare riforme.

"Santo Padre - si legge nella lettera riservata indirizzata al Papa pubblicata da Nuzzi - c’è una totale assenza di trasparenza nella contabilità sia della Santa Sede, sia del Governatorato. Questa mancanza di trasparenza rende impossibile fornire una chiara stima dell’attuale stato finanziario del Vaticano nel suo complesso e delle singole entità che la compongono. Questo significa anche che nessuna persona può essere considerata effettivamente responsabile per la gestione finanziaria. Sappiamo soltanto che i dati esaminati mostrano una tendenza al ribasso e davvero sospettiamo fortemente che il Vaticano nel suo complesso ha un grave deficit strutturale. Il management finanziario generale all’interno del Vaticano può essere definito, nel migliore dei casi, come inadeguato".

Nella lettera pubblicata su "Via Crucis" si legge che "il bilancio e il processo decisionale sia della Santa Sede che del Governatorato sono senza senso, nonostante l’esistenza di chiari orientamenti definiti dal regolamento corrente. Questa realtà sembra suggerire che, come minimo, l’atteggiamento prevalente del Vaticano è meglio catturato dall’espressione 'le regole non si applicano a noi'. I costi sono fuori controllo. Ciò vale in particolare per i costi del personale, ma si estende anche altrove. Ci sono vari casi di attività duplicate, dove il consolidamento dovrebbe invece garantire risparmi significativi e migliorare la gestione dei problemi". "Non siamo stati in grado - si legge ancora - di identificare chiare linee guida da seguire per investimenti di capitale finanziario. Questo è un limite grave e lascia troppa discrezionalità ai gestori e aumenta il livello complessivo di rischio. La situazione - si legge ancora - che è applicabile per gli investimenti della Santa Sede, del Governatorato, del Fondo Pensioni, del Fondo di assistenza sanitaria, e di altri fondi gestiti da enti autonomi dovrebbe essere immediatamente migliorata. I dirigenti dovrebbero assumersi chiaramente le loro responsabilità per preparare i budget e realizzarli in un modo più realistico ed efficace. Noi siamo consapevoli che abbiamo presentato forti e talvolta gravi consigli e suggerimenti. Ci auguriamo vivamente che Vostra Santità comprenda che le nostre azioni sono ispirate dal nostro amore per la Chiesa e al nostro sincero desiderio di aiutare e migliorare l’aspetto temporale del Vaticano".

Ed ecco come Francesco, in una conversazione con i membri della Cosea (registrata a sua insaputa), si è espresso sulle gravi criticità che gli erano state rappresentate: "Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa Sede e renderle più trasparenti. Quello che io dirò adesso è per aiutare, vorrei individuare alcuni elementi che sicuramente vi aiuteranno nella vostra riflessione. Primo. È stato universalmente accertato nelle congregazioni generali che in Vaticano si è allargato troppo il numero dei dipendenti. Questo fatto crea un forte dispendio di soldi che può essere evitato. Il cardinal Calcagno mi ha detto che negli ultimi cinque anni c’è stato il 30% di aumento nelle spese per i dipendenti. Lì qualcosa non va! Dobbiamo prendere in mano questo problema". E in un incontro con i vertici della Curia romana, il Papa si rivolse ai cardinali capi dicastero con quello che Nuzzi definisce "un palese atto di accusa, durissimo, diretto e senza sconti, persino umiliante per i porporati: sottolinea aspetti che qualunque amministratore che opera anche nelle più modeste realtà imprenditoriali conosce e capisce benissimo. Francesco fissa negli occhi Tarcisio Bertone. Uno scambio di sguardi intenso. Chi è seduto vicino al Papa non vi scorge certo l’amicizia e l’indulgenza che legavano Ratzinger al cardinale italiano, tanto da portarlo con sé fino al vertice del potere in Vaticano. Quello sguardo - conclude Nuzzi - esprime il monito glaciale del gesuita arrivato a Roma dalla fine del mondo".

"Vedere della manette ai polsi, per di più ad un sacerdote, per rispondere ad un libro, la considero una reazione abnorme". Cosi Nuzzi ha risposto ad una domanda sui due arresti in Vaticano. "Parlare di corvi, cornacchie, fagiani e lepri - ha aggiunto - mi sembra un maldestro tentativo di spostare l’attenzione dai fatti, documentati, che questo libro racconta". Una "reazione così perentoria" da parte del Vaticano, secondo Nuzzi, ha dunque una duplice motivazione: una "interna", dovuta al fatto che "la sicurezza sulle informazioni di quello Stato non è garantita", ed una "esterna", cioè appunto spostare l’attenzione: "Per guardare il dito e non la luna". "Da una prospettiva vaticana - conclude l’autore - la violazione dei segreti è un reato, ma da una prospettiva giornalistica, c’è l’obbligo di raccontare notizie che non si sapevano".

Nuzzi sottolinea che il suo libro non è "né a favore né contro il Papa" e che nessuno dal Vaticano l'ha contattato per impedire l’uscita del libro. L’unico "contatto" c’è stato con lo Ior ed è una mail dello scorso 16 luglio in cui la banca vaticana affermava di sapere che era in preparazione un libro e si diceva disposta ad incontrare l’autore per rispondere alle sue domande. Il giornalista, infine, sottolinea di "non aver avuto alcun contatto con il Papa. "E se lo avessi avuto - ha aggiunto - certamente non lo rivelerei perché ci sarebbero evidentemente altre strumentalizzazioni e fiction".

"Non parlo delle mie fonti - dice ancora Nuzzi - ma se monsignor Vallejo Balda era stato scelto come coordinatore della Cosea ed era l’unico religioso presente, non sfugge a nessuno il ruolo apicale che aveva all’interno del Vaticano. Nel rispetto delle interpretazioni di tutti - ha aggiunto Nuzzi parlando sempre di Balda e della sua presunta voglia di vendetta per una nomina mai arrivata - ritengo un po' scontato e anche banale che qualcuno, dopo un’intera vita dedicata al Vangelo, decida di rendere noti tutta una serie di scandali solo per non aver ricevuto una nomina". Quanto a Francesca Immacolata Chaouqui, Nuzzi ha ammesso di conoscerla. "La conosco. È stata responsabile delle relazione esterne di un importante studio legale americano, che ha una sede anche in Italia. So che ha contatti con molti giornalisti italiani e poi ho visto che era stata scelta come componente all’interno della Cosea".

"Dopo la storia dell'arresto di Paolo Gabriele (l'ex maggiordomo di Papa Ratzinger, ndr) - prosegue Nuzzi - ho avuto la possibilità e l'onore di incontrare quest'uomo.

Volevo guardarlo e parlargli, mi ha detto che era contento, convinto che quello che ha fatto andava fatto. Gabriele mi ha detto: 'Ho perso casa, lavoro ma da quando sono uscito sono rimasto in silenzio perché sono convinto che quello che ho fatto era giusto'".

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