Nel gran mare di Twitter, insieme al buono viene a galla il peggio prodotto dal pensiero dei nostri contemporanei. L'altro giorno, in una discussione sul suicidio assistito, un maschio adulto ha comunicato con parole grevi e sprezzanti che chi vuole morire lo deve fare da solo. In più, ha dato indicazioni su come comprare da Amazon la medicina usata a questo scopo nelle cliniche (olandesi o svizzere) autorizzate: 20 gocce per 80 chilogrammi di peso. Crepate come volete, ha aggiunto, ma senza coinvolgere Stato e medici.
È proprio questo il punto. Lo Stato si fa vivo con noi già alla nascita, assegnandoci il codice fiscale che ci accompagnerà per tutta la vita. Poi decide quali vaccini fare nell'infanzia (per una volta non parliamo degli altri, più attuali) e impone i programmi scolastici. Lo Stato legifera su matrimonio e divorzio, adozioni e eredità, su come guidare i monopattini, su cosa è osceno e cosa no. Lo Stato ci dice se possiamo andare all'estero, assegnandoci il passaporto o negandolo, e a quale età possiamo e dobbiamo smettere di lavorare. Lo Stato, padre e madre a volte benevolo e saggio, sempre autoritario, guida e condiziona tutta la nostra esistenza, regola i nomi che possiamo dare ai figli e il modo di essere sepolti o inceneriti. Di fronte all'avvenimento più importante e tragico dell'esistenza, però, si ferma e gira la testolina dall'altra parte alla richiesta di chi vuole morire perché non sopporta più il dolore, l'umiliazione, la dipendenza, la mancanza di speranze.
Da anni giace in Parlamento un progetto di legge sul suicidio assistito. I partiti lo evitano come fosse il capriccio di qualche buontempone e non la richiesta disperata di chi ha più bisogno. Persino la Corte Costituzionale sollecita da anni quella legge, ma niente.
Gravi e dolorosi sono anche i motivi di tanta inettitudine: gli elettori di ogni partito non sono compatti su questo tema e soprattutto si arriverebbe a uno scontro serio con il Vaticano, che si vuole evitare, a dimostrazione che non viviamo in uno Stato del tutto laico. In questa fuga dalle responsabilità, Mario, marchigiano tetraplegico immobilizzato a letto da dieci anni, potrà finalmente ottenere quello che desidera e che è nel suo pieno diritto: morire senza un atto violento e doloroso, assistito dai suoi cari e dai medici. Lo potrà fare non grazie allo Stato e al Parlamento, ma grazie all'Associazione Coscioni e alla relazione di un gruppo di medici specialisti dell'Asur.
Perché, caro il mio feroce suggeritore di acquisti su Amazon, nella legge che un giorno dovrà arrivare, i medici potranno decidere l'obiezione di coscienza, altri di svolgere fino il fondo il loro compito: il bene del malato.
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