Uno si chiede: ma perché in Svizzera si scia e si potrà sciare, mentre in Italia è e sarà vietato, nonostante molte località invernali dei due paesi siano solo sul versante opposto della stessa catena alpina, cioè distanti in linea d'aria tra di loro solo pochi chilometri? Tutto ciò è davvero strano, anche perché Ranieri Guerra, direttore vicario dell'Organizzazione mondiale della sanità, ieri l'altro ha dichiarato che «il cantone di Ginevra è di fatto l'epicentro europeo dell'epidemia di Covid, ha circa 3 volte la casistica italiana in questo momento, con una saturazione già raggiunta di tutte le terapie intensive».
In Svizzera, quindi, si scia non perché la situazione è sotto controllo, anzi, da quelle parti si respira Covid a pieni polmoni. Semplicemente si scia perché gli svizzeri sono svizzeri, e mi fermo qui per evitare querele internazionali.
Non è la prima volta che la Svizzera si mette a lucrare sulle disgrazie altrui, offrendo paradisi a volte bancari, altre fiscali. «Vieni a fare da noi ciò che non puoi fare a casa tua» è un motto, non moto, perpetuo di quel paese solo apparentemente liberale.
Chi vuole, e può permetterselo la libertà, soprattutto per chi viene da fuori, da quelle parti ha un prezzo non alla portata di tutte le tasche -, varchi pure il confine e inforchi gli sci come se nulla fosse. Ma non pensi di essere per questo né furbo né saggio, al massimo dimostra di essere ricco.
Dico tutto questo non in odio agli svizzeri, ma per amore dei nostri imprenditori e lavoratori del settore turistico invernale. I quali già si trovano cornuti (per la stagione che salta) e immagino non vorrebbero essere anche mazziati da una concorrenza sleale che si avvantaggerebbe per il futuro con gli incassi di una eventuale stagione da record. In casi come questi un po' di sano sovranismo non costituisce peccato grave neppure per dei liberali quali siamo.
Se sacrificio dovrà essere, almeno diamogli un senso: spostiamo le settimane bianche a tempi migliori, a quando la stagione non
finisce l'Epifania - sarà possibile farle in sicurezza sulle nostre montagne e mettiamo i nostri soldi tanti o pochi che siano - nelle tasche degli imprenditori italiani. Che quelli svizzeri ne hanno a sufficienza già di loro.
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