Ratzinger finisce al centro di uno scontro dottrinale

Ratzinger è finito al centro di uno scontro dottrinale. Ecco le tesi dei protagonisti della diatriba. Un dibattito vivace destinato a proseguire

Benedetto XVI saluta Francesco durante il concistoro del 22 febbraio
Benedetto XVI saluta Francesco durante il concistoro del 22 febbraio

Joseph Ratzinger è finito al centro di uno scontro dottrinale. Probabilmente suo malgrado. Per alcuni, infatti, un libro di Enrico Maria Radaelli e alcune riflessioni di Monsignor Antonio Livi sarebbero serviti ad "attaccare" una parte di "Introduzione al cristianesimo", un testo centrale del cattolicesimo di cui il papa Emerito è autore.

E tale "attacco" sarebbe stato operato ai fini di omologare la dottrina di Benedetto XVI a quella di Papa Francesco. Più precisamente, per i critici delle prese di posizione dei due, l'obiettivo reale sarebbe il Concilio Vaticano II. Attaccare Ratzinger, quindi, per tornare agli schemi teologici della Chiesa preconciliare. Monsignor Livi, però, sembra non disposto ad essere "accusato" di aver fatto passare il pontefice tedesco come un "eretico". In un'intervista pubblicata su La Fede Quotidiana, Livi ha risposto a Massimo Introvigne, il quale invece si era espresso così sulla vicenda mediante un post su Facebook: "Interessante intervento di don Antonio Livi, che è il vero maître à penser di chi gestisce la Bussola e altre pubblicazioni ostili a Papa Francesco, dove si accusa di eresia anche Benedetto XVI - e pure Giovanni Paolo II non se la passa troppo bene, soprattutto perché era troppo amico degli Ebrei", aveva tuonato. E ancora: "Un testo molto, molto importante per capire l’ideologia soggiacente alle campagne contro Papa Francesco, i cui teorici più influenti - che non sono necessariamente quelli che appaiono più spesso - non sono affatto nostalgici di Benedetto XVI ma accusano di eresia globalmente tutti i Papi post-conciliari (alcuni di loro, per la verità, non amano neppure Pio XI e Pio XII, per cui l’ultimo Papa “sicuro” sarebbe stato Pio X, che veniva peraltro dopo un altro Pontefice di cui diffidano, Leone XIII)". "Come mi è capitato di scrivere altre volte - ha sottolineato Introvigne - questi sono i veri leder della rivolta contro Francesco e gli ingenui che rimpiangono Benedetto XVI sono solo carne da cannone per battaglie di cui non conoscono i generali". Accuse forti - quindi - che segnalano come la divisione dottrinale non interessi solo la Curia di Roma, ma anche uomini di cultura.

Livi - come anticipato - è stato interpellato da Bruno Volpe sulla vicenda e ha replicato così alle parole del sociologo delle religioni:"Questa corte di adulatori non ammettono alcuna critica da parte di cattolici (laici o sacerdoti, vescovi e cardinali) che sanno di far parte della Chiesa e di avere una responsabilità per la dottrina della fede, che è il bene comune della comunità dei credenti. Ci si dimentica che esiste un dovere di correzione filiale affinché l’opinione pubblica cattolica non sia traviata o peggio ancora confusa nel giudizio interiore di ciascuno sul bene sul male. Quelle correzioni filiali non rappresentano un atto di ostilità al Papa, come dicono strillando i cortigiani, ma un atto di carità verso tutti i fedeli, a cominciare dal Papa stesso". Esisterebbe, insomma, un consesso di strenui difensori di Bergoglio maldisposti a qualunque critica. "Ci si dimentica che esiste un dovere di correzione filiale affinché l’opinione pubblica cattolica non sia traviata o peggio ancora confusa nel giudizio interiore di ciascuno sul bene sul male. Quelle correzioni filiali non rappresentano un atto di ostilità al Papa, come dicono strillando i cortigiani, ma un atto di carità verso tutti i fedeli, a cominciare dal Papa stesso. Occorre evitare che la dottrina sia corrotta da teologia eretica, ed il rischio è molto elevato, oggi più che mai", ha specificato Monsignor Livi.

E un altro intervento relativo a queste vicende è stato pubblicato sul blog di Sandro Magister, nel quale è stata ospitata una replica di Francesco Arzillo, magistrato amministrativo di Roma e autore di numerosi testi riguardanti la filosofia e la teologia, che ha stilato un lungo elenco di interventi, discorsi e testi ratzingeriani tesi a "riportare la "questione Ratzinger" sul giusto binario". "Non a caso, del resto, il pensiero di Ratzinger è stato oggetto piuttosto – e direi prevalentemente – di una critica di segno “progressista”. Klaus Müller, in una pacata e densa lettura dell’opera del papa teologo, nel ripercorrere la questione del "platonismo" e della "ellenizzazione del cristianesimo" sottolineò infatti come “Ratzinger non abbia mai sviluppato una relazione positiva e creatrice con il pensiero moderno” e in primo luogo con la grande stagione dell’idealismo tedesco...", ha scritto in conclusione Arzillo.

Benedetto XVI, in sintesi, spesso messo sotto accusa dai teologi progressisti, non potrebbe in nessun caso essere accostato a "deformazioni kantiane". Il dibattito dottrinale sull'opera del papa Emerito, intanto, pare destinata a proseguire.

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